Aspetto di Roma alla fine del sec. xv. 617 gnolo di marrani applicato a questi convertiti solo in apparenza, fu spesso dato a tutti gli Spagnuoli e più tardi anche ad Alessandro VI. Finalmente come dote caratteristica speciale degli Spagnuoli viene ricordata la predilezione pel cerimoniale.1 In questo riguardo Alessandro VI era un Ivero figlio della sua terra. Durante la sua lunga dimora in Italia Alessandro VI riconobbe anche il valore e l’importanza dell’arte locale. Già da cardinale egli aveva dato prova del suo fine senso a questo rispetto colla costruzione del suo grande palazzo in Roma e di un altro in Pienza,2 e nel 1473 collo splendido altare maggiore di S. Maria del Popolo eseguito da Andrea Bre-;rno.3 Era quindi da aspettarsi che anche come pontefice egli pro-muoverebbe l’arte. Non ostante i torbidi e gli scompigli del suo pontificato egli ha lasciato in questo campo tracce durature dell’opera sua e ha legato per sempre il suo nome a non pochi monumenti importanti.4 È molto difficile farsi un’ idea chiara dell’aspetto dell’Eterna Città alla fine del secolo xv. Le raffigurazioni conservateci, la xilografia nella cronaca universale di Hartmann Schedel del 1493, la pianta della città eseguita a tempera nel museo di Mantova ed altri disegni e incisioni fanno capo ad una comune forma originale, che probabilmente va identificata con un rame uscito a Firenze in edizione del Roselli.5 Nella pianta di \Iantova, che somiglia meglio a un panorama,0 colpisce lo spettatore innanzi tutto, col forte risalto dato ai monumenti antichi, la grande estensione del territorio senza costruzioni dentro la poderosa cinta delle mura aureliane, di fronte al quale appare molto piccola la città ipropriamente detta condensata nell’awallamento fra il Tevere, il Pimcio e il Campidoglio. Ne ¡spicca come rione a sè il Vaticano col Borgo, circondato dalle mura leonine. S. Pietro mostra tuttora la sua antica figura, come pure il palazzo Vaticano (palazzo del Papa), che mediante un muro è congiunto col Belvedere situato più in alto e coronato di merli. In Borgo attira l’attenzione per la sua grandezza come per le nobili forme della rina- 1 Croce. Ricerche Ispano-Italiane II, 9. 2 Vedi Mannuoci, Pienza, Montepulciano 1915, 184 ss. 3 Ora nella -sagrestia; vedi Stkinmann, Rom8 35 (figura), 53, 58. <_fr. Durm, Houkunst 519. Xella chiesa inferiore della cattedrale di Civitacastellana tro-'ansi diie altari del rinascimento, lavorati piuttosto rozzamente, eretti da Alessandro Vi da cardinale; cfr. Steinmann in Kumtchronik 1902, n. 20. Sulle costruzioni fatte eseguire da Alessandro VI come cardinale a Subiaco v. Cro-,l«co ,Si ihlac. 519; «ori. Ardi, ut or. IV, 120 ss. * <'fr. anche Loughìlin in The Catti olii- Encyclopedia I, 290. 5 Cfr. Brockhatjs e Hülsen in Mitteil, des kunsthistor. Instituts in Flo- reuz i (i9io), lai s>> 211 s., non che Hülsen in Jahrhuch der preuss. Kunst- 1914. Heft 2-3 e Gött. Gel. Am. 1921, 33 s. 8 Cfr. de Rossi, Piante iconografiche e prospettiche di Roma anteriori ni ,ec- xvi, Roma 1879. È insostenibile l’opinione di I). «noli (Catal. d. mostra 'n topografia romana 190«, 12) che la pianta sia stata eseguita nel 14!K) per immissione di Carlo Vili. De Rossi l'assegna al 1493. V. anche Rocchi, 29.