La guerra dei baroni napoletani. 219 Ferrante in cose ecclesiastiche, come pure l’esperienze fatte dai papi anteriori col « terribile e sleale » Ferrante, parlavano troppo chiaro.1 In questo frangente Ferrante cercò di arrestare ancora una volta la sovrastante procella col mandare a Roma il 22 agosto 1485 quale intermediario il proprio figlio, cardinale Giovanni d’Ara-gona.£ Ma nella città eterna infieriva proprio allora un morbo contagioso, dal quale venne colpito anche il Cardinal Giovanni, che 17 ottobre era già cadavere.3 Mentre il figlio di Ferrante giaceva sul letto di morte, i cardinali4 si consultavano insieme col papa intorno agli affari di Napoli. Il focoso Giuliano della Rovere, sostenuto dal cardinale Balue, colle sue rimostranze prevalse pienamente su Innocenzo Vili. Il risultato fu, che la Santa Sede fece sua la causa dei baroni, prese Aquila sotto la sua tutela e deliberò di fare la guerra al re.5 La 1 <'fr. Lebret VI, 845 e Reumokt, Lorenzo II- 218. («rea i motivi di Giu-■: tuo vedi Brosch, Julius il, 34s. e di più Cipolla 032. Quanto alla chiamata dei Turchi vedi Sigismondo de’ <’onti I, 228. Vedi Paladino in Arch. ntor. Napolet. XLIII [li)18], 02. I.’Infkshura (ed. Tommasini \186 s.) fa morire avvelenato il card. d’Ara-sona (cfr. Mazzuccheli.i I 2, 927). L’editore Tommasini tace qui che già il Gen- • \HMJ4 72 osservava : Monumenta legationmn Florentinorum ne verbum quidern faciunt de veneno. Anche Notar Giacomo 153 non parla affatto di veleno. Leo- ™.u> 81 dice espressamente che il cardinale soggiacque a una febbre. Contro ! Inkesbuba, che -sbaglia pure nel riferire il giorno della morte, parlano finalmente in modo decisivo anche alcune * relazioni d’ambasciata da me trovate, l)sl che lo stesso Tommasini certo non vorrà 'più mettere qui in dubbio 1 infedeltà di questo cronista. Vanno a questo proposito .presi in considerazione. ' " * la relazione di Arrivatane da Roma. 17 ottobre 1485 : « Questa nocte a le bore X se ne morto lo card, de Aragona » (nessuna parola di veleno). Archivio Gonzaga in Mantova. 2° »lettera di Arlotti in data di Roma 7 ottobre 1485: Peste in Roma. Appena giunto 11 cardinale Aragona sono morti due del suo 'eguito. Anche il cardinale sta a letto. 8 ottobre: numerosi casi di morte in Uoma. « E1 qual cardinale [d’Aragonal sta pur così debile con la febre continua et doi proporzionali (sic !) benché mostrano esser legieri, pur questa sira ha Preso una medicina de renbarlmro et prima per via del stomacale se li è facta '1 più volte bone evacuation de sangue. S. S»** Bm* '•'¡►era ben de se et anche li ■iiedici non desperano». 10 ottobre: Il cardinale sta meglio. 17 ottobre:« In quest hora el rev. et ili. quondam cardinale de Ragona vostro cugnato [la lettela * diretta al duca Ercolel expiravit. Con gran devotion et religione è passato ». Slogio del morto : « Io ,de continuo me li sum trovato in la infirmita et in la ■»orte ». Archivio di Stato in Modena. 4 I cardinali assenti furono invitati a fare un sollecito ritorno per il prossimo «aliato con »breve del 4 ottobre 1485. Ricevettero tali brevi M. Carli* tf. Marci, -, l»degav., Ulixb. e .A eapolit. (cioè Barbo, Balue, Costa e Carafa). * Lib. brev. f- 12. Archivio segreto pontificio. 5 Sigismondo de’ Conti I, 222. Cfr. i * brevi aìYepisc. BaVneoregien., dat. Oet 18 (si esprime la gioia pel ritorno di Aquila alla Chiesa), dii. fll. came- rario et quinque artium cirit. nostre AquU., dat ut s. (quest’uJtimo| breve dovasi ora stampato nel Bollett. ut, d, Soc. patria negli Abruzzi I, 42). * Lib.