722 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3. Foligno, Montefalco, Orte, Viterbo e Nepi fece ritorno in Roma.! Il 27 marzo, ch’era il sabato innanzi alla domenica delle Palme, egli giunse (pel Tevere a Ponte Molle, dove fu acclamato da una folla immensa. Passò la notte nel convento presso S. Maria del Popolo. La Domenica delle Palme pontificò in detta chiesa: lo stesso giorno, a dispetto delle eccezioni del maestro delle cerimonie per ragione della settimana di passione, seguì il corteggio trionfale attraverso la città fino al Vaticano. Roma s’era messa in abito da festa sul gusto del tempo, mescolando in strana guisa cose cristiane e pagane. Le vie erano riccamente pavesate di tappeti, di ghirlande di fiori e d’iscrizioni, le quali celebravano le lodi del vittorioso pontefice. Da ogni parte si vedevano archi trionfali con iscrizioni; una applica al papa il detto di Cesare: venni, vidi, vinsi. Il cardinale portoghese Costa aveva decorato con statue e dipinti l’antico arco ch’era presso il suo palazzo al Corso. A Castel S. Angelo stava pronto un carro trionfale tirato da quattro bianchi destrieri, dal quale dieci genii con rami di ulivo in mano salutarono il papa; in cima al carro si levava un globo, dal quale sorgeva una quercia con frutti dorati, alta quanto la chiesa di S. Maria in Traspontina. Davanti al Vaticano era stato riprodotto l’arco di Costantino, sul quale scor-gevasi (figurata tutta la spedizione contro Bologna. E perchè a tutta questa pompa mondana non mancasse l’apparato ecclesiastico, erano stati eretti innanzi ad ogni chiesa, dove passava il corteo, degli altari, presso i quali avevano preso posto i cantori ed il clero. Un testimonio oculare è di parere che questo ingresso superasse in magnificenza la stessa festa dell’incoronazione. Tre ore ci vollero prima che il papa accompagnato da ventotto cardinali giungesse a S. Pietro. Il primo maestro delle cerimonie Paris de Grassis racconta che Giulio II s’intrattenne più a lungo del solito a pregare presso la tomba del principe degli Apostoli e che quando si fu ritirato nei suoi appartamenti disse: «Ora che siamo tornati sani e salvi, abbiamo la ragione d’intonare il Te Deum ».2 1 Paris de Grassis, ed. Frati 152-109. Sanuto VI, 533. Bernardi II, 200 s. Acta consist. loc. cit. Il 27 febbraio 1507 Giulio II prese Alberto Pio da Carj1' e il suo stato sotto la sua particolare tutelo, atto che andava a ferire direttamente il duca di Ferrara ; vedi Meni. stor. <1i Carvi, II, 331 s. Semper, Carpi 7. 2 Paris de Grassis, ed. Frati 172-176. iCfr. Ai. berti ni p. xxii-xxiir. Sa-ni to VII, 43, 63-65 (le iscriaioni, in parte assai caratteristiche per l'epoca Cfr. inoltre Laurent. Parmenius 316 e le * relazioni di Giov. Gonzaga in data di Roma 28 marzo 1507 e del Cardinal Gonzaga del 29 marzo (v. App. n. ll^v* nell Archivio Gonzaga in Mantova e in App. n. 117 * relazioue di Costabili del 28 marzo 1507. Archivio di Stato in Modena.