Il concilio lateranense contro i monaci ed eremiti profetanti. 191 inconsutile di Cristo, nessuno si permetta di denigrare o vilipen-k-re innanzi al mondo i vescovi, i prelati ed altri superiori ecclesiastici». Quanto alle profezie esse non si debbono annunziare al l>opolo prima di essere state esaminate dalla Sede Apostolica o dal rispettivo vescovo, poiché non devesi facilmente dar fede ad ogni spirito e perciò l’Apostolo ci ammonisce di esaminarle. Chi ontrawiene a queste disposizioni, incorre la proibizione di predicare e la scomunica, dalla quale solo il papa può assolvere.1 Quanto fossero indispensabili queste severe disposizioni lo si può vedere dando un’occhiata alle intemperanze, che si permi-■ro certi predicatori eremiti e certi frati indovini appunto nei pumi anni del pontificato di Leone X. Verso l’anno 1513, racconta Iacopo Pitti, dodici Francescani i onventuali avevano preso insieme la determinazione di percorrere le diverse regioni d’Italia, secondo che le avevano fra sè divise e di annunziare ai loro uditori l’avvenire.2 Uno di questi, i rancesco da Montepulciano, predicò nell’avvento in S. Croce di Firenze3 ed abbozzò dei quadri così spaventosi circa gl’imminenti castighi che avrebbero colpito gl’italiani e specialmente i Romani e i Fiorentini, che mancò poco gli uditori non perdessero la testa. Il popolo tutto inorridito andava gridando: Misericordia, misericordia! Tutta la città ne fu sossopra, poiché i vaticinii del predicatore, certo piuttosto ingranditi che attenuati, pervennero anche a coloro, che per la troppa ressa non si erano potuti avvicinare a lui. Vennero ripetute con nuova insistenza le predizioni del Savonarola, tutti gli scontenti si misero in agitazione, di modo che la Signoria cominciò a impensierirsi. Il vicario dell'arcivescovo fiorentino citò innanzi a sè il predicatore e trovò 'he ia sua condotta era migliore che le sue facoltà mentali. Nel giorno della festa di S. Stefano Francesco da Montepulciano predisse la rovina di Roma, dei preti e dei frati. Nessun malvagio resterebbe in vita. Per tre anni si doveva stare senza predica e '•nza Messa. ,Vi sarebbe stato un terribile macello: gli uomini sarebbero uccisi quasi tutti, ma neanche le donne e i fanciulli verrebbero risparmiati. Verrebbero sciolti tutti i vincoli sociali, le madri si ciberebbero dei propri figli. Tutte queste cose avverrebbero, quando il re francese si mostrerà impotente, quando il figlio del re Federigo tornerà nel suo regno e quando governerà un papa eletto canonicamente. Il predicatore finiva coll’eccitar 1 11KRGENHOTHE8 Vili, 707-708. 2 l’iTTI 112. * Predica di F. F rance uro da Monte Pulciai*) de' Frati Minori Conven-luali di 8. Francesco. Fatta in Santa Croce di Firenze, a di 18 di Dicembre. L'anno ¡513. Raccolta dalla viva voce del Predicatore, per Ber Lorenzo Vinuoti notaio Fiorentino, mentre che predicava, Firenze 1301.