Bramante l’architetto di Giulio II. fale coronato da un pinnacolo,1 per i sonatori di tromba, che fino allora nelle solennità salutavano all’aria aperta coloro che venivano al Vaticano, Sangallo, la cui famiglia passò a Roma alla fine d’ottobre del 15052 dà una notizia sopra un’attività finora ignota di Giuliano da Sangallo nel 1508 per la chiesa di S. Caterina (certamente S. Caterina della Rota), appare, nei primi anni del governo di Giulio II, addirittura il consigliere principale del papa in cose d’arte. Fu per opera sua che nella primavera del 1505 vennero chiairiati a Roma i più illustri rappresentanti della scultura nel periodo del rinascimento, Michelangelo e Andrea .Sansovino.3 II Sansovino doveva erigere un monumento al cardinale Ascanio Sforza nella chiesa di S. Maria del Popolo; a Michelangelo venne parimente affidato un monumento sepolcrale per il papa stesso ancor vivente. Il disegno presentato da Michelangelo e approvato da Giulio era di sì colossali dimensioni, che nessuna chiesa di Roma, nemmeno l’antica basilica di S. Pietro, offriva un posto sufficiente. Più tardi sembrò acconcia per questo monumento la tribuna cominciata dal Rossellino per la nuova fabbrica di S. Pietro. Essa però doveva prima esser finita e messa in armonia coll’antica fabbrica. Così la faccenda passò in mano degli architetti.4 E qui si presenta subito in prima linea quel maestro, al quale d’ora in poi dovevano affidarsi quasi tutte le costruzioni di Giulio II. Quest’uomo, che incorporava in sè per così dire tutta l’attività artistica del rinascimento, era Donato Bramante, che dal 1500 in poi lavorava in Roma. È un merito imperituro di Giulio II d’aver dato occasione « ad’architetto più geniale del suo tempo » di svolgere tutto il suo poderoso talento. Il Bramante assunse in breve in certo modo il posto di ministro dei lavori pubblici e delle belle arti ;5 una certa affinità spirituale, che saltò agli occhi già dei contemporanei, lo legava con Giulio II.6 Questi assegnò a lui come al celebre orefice Paradosso l’abitazione nel Belvedere7 e ricompensò largamente la 1 li disegno si conserva agli Uffizi; vedi v. Fabriczy, II(indzeichnuni/en Sangallo«. Stuttgart 1902. 102; Steinm ann li, 09. 2 V. il breve del 22 ottobre 1505 nello Jahrb. d. preuss. Kunstnamml. 1902, Beiheft p. 41. P. Piccolomini, Bartolomeo Polis da Padova e In xun fogliazione per lo studio di Siena (estr. da Areli. star. ital. 5“ serie XXXVI 11905], 3 s. 8 Springer. Raffael und Michelangelo 104 s. Redtenbacher 98. * Cosi la narrazione comune, che rimonta al Condivi; vedi Springer loe. eit. io.-,. Cfr. von GevmlUxer 145s. e Müntz. IIist. de l’Art. II. 384. 5 von Geymüu.er 24. 6 Cfr. I). Frey, Bramante* St. Peter-Entwurf 57. 7 Cfr. il dispaccio di Costabili in data di Roma 11 Agosto ,1508, il quale riferisce che allora in Belvedere abitavano alenili maestri et arehitectori li Quali sono Abramante et Vavadosso. Archivio di Stato in Modena. Sul Caradosso, che nel 1509 partecipò alla formazione della corporazione ro-