938 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 9. stica come la profondità e ricchezza dei pensieri erano fatti per destare immenso entusiasmo.1 D’allora in poi la Sistina fu detta «la cappella di Michelangelo».2 Oltremodo soddisfatto il pontefice ormai già vicino alla tomba potè ancora una volta assistere alla funzione religiosa celebratasi nella cappella da lui eretta a santuario dell’arte; fu la più bella chiusa del suo pontificato tutto consacrato al grande e al sublime. Sono ormai passati quattro secoli dallo scoprimento delle pitture della Sistina. Il fumo Ideile candele le ha annerite, il tempo v’ha prodotto delle screpolature, il colore è qua e là sbiadito, ma l’impressione che se ne riceve anch’oggi è possente. Fin da principio dovette produr effetto non tanto il colore quanto il disegno e questo esercita ancora tale efficacia irresistibile da far dimenticare per un tratto, che pur vi sono altre opere d’arte degne di considerazione. 3 Di grandioso effetto, ardito e nuovo era già il modo onde il maestro mediante il colore seppe dare al nudo e disadorno soffitto un ricco scompartimento architettonico, che pur essendo alquanto capriccioso, nondimeno corrisponde eccellentemente al suo scopo. Egli fece scomparire la volta di pietra e quasi cornice per contenere i dipinti costruì immediatamente sopra alla vera una nuova architettura campeggiante nell’aria libera.4 1 (ÌHEOOKOVItIS VIII“ 152. 2 V. Vita di B. Cellini I. c. 4. '•< WOLTMANN-WOERMANN II. 580. Cfl\ BlTRCKHARBT, CÌCCrOnC 000 e S/ÉCSKN. Rafael 55!). Quanto ai colori vedi Maokowsky2 108 s. Circa l’accurato restauro degli affreschi della iSistina cominciato «otto Leone XIII e terminato sotto Pio X nel 1905 vedi iStetnmann II. 785 s. e Museumskunde I, 227 s. Completò il restauro la rimozione delle antiche invetriate in bigio chiaro sporco e la loro sostituzione con nuovi consistenti tondi di vetro, legati in piombo e ispessiti al centro, che il prìncipe reggente di Baviera Leopoldo donò a Pio X per il suo giubileo sacerdotale. * Cfr. il pregevole articolo di G. Warnecke su questi dipinti del Michelangelo in Zeitschrift di LUtzow 1SSM, N. F. II. 301. Il Wabnecixe a ragione non si perita a dire, che l’architettura illusoria di Michelangelo nella sua essenza è arbitraria ed inorganica, che però nei particolari si acconcia benissimo ai suoi intenti. In egual senso erasi giìt espresso il Lvrke. L’artista prese bensì le mosse da idee costruttive generali; dando alla zona del soffitto uno scompartimento architettonico, ma non pensò neanche alla costruzione d’un soffitto e rinunziò anche ad ogni apparenza. Egli non voleva illudere, come fecero in parte gli artisti del barocco ed oggi pure i pittori di panorami, ma con libera idealità creò una ripartizione architettonica' del soffitto. Dopo parecchi altri predecessori, recentemente anche il Thode ha richiamato l’attenzione su varie incongruenze risultanti dal compromesso fra illusione di spazio e mera apparenza, dalla diversità con cui sono trattati i campi mediani, uno come vista nell'aria libera, altri con ligure come riempimenti (Michelangelo III 1, 305 ss. < IV 405 ss.). .Sulle relazioni dell'architettura del soffitto cogli schizzi per 1 sepolcro di Giulio II vedi II. Weizsäcker -nella Festschrift für Fr. Schneider. Freiburg 1900, 225 s.