Alessandro VI pensa a una vasta riforma ecclesiastica. 445 Egli è indubitato che in quei torbidi giorni dell’estate del 1497 Alessandro VI sotto la prima impressione del dolore e del pentimento ebbe per il capo idee di una vasta riforma. Ogni mattina, così riferisce il 22 giugno l’inviato fiorentino, la commissione per la riforma tieflie consulta nel palazzo pontificio.1 Nel luglio si lessero con stupore a Venezia le notizie da Roma intorno alle divisate riforme ecclesiastiche.2 Le persone che avevano sentimenti ecclesiastici, come il pio generale dei Camaldolesi, Pietro Delfino, ne giubilarono, sperando che quel terribile avvenimento spianerebbe la via 'ad un miglioramento delle cose.3 Nell’agosto si seppe avere Alessandro VI ordinato, che Jofrè colla sua sposa lasciasse Roma e stabilisse d’ora innanzi la dimora nel suo principato di Squillace. Quest’ordine venne eseguito fin dal 7 agosto. Inoltre dicevasi, che per l’avvenire il papa non voleva in generale aver più vicino a sè nè figli nè nepoti, e che la stessa Lucrezia sarebbe mandata a Valencia.4 Oltre ai sei cardinali ne furono chiamati anche altri alle consulte e fu anche emanato l’ordine, che per i primi di novembre si trovassero in Curia eziandio i cardinali assenti onde prender parte alle deliberazioni per la riforma.5 Alcuni lavori preliminari conservatici, tra cui memoriali dei cardinali Carafa e Piccolomini, ci consentono uno sguardo sul- 1 Thttasne II, 070; cfr. i 171. 2 Sanuto I. 655, 844. La notizia contenuta nella pag. 654 è certamente falsa e fu evidentemente inserita più tardi. ISbagliata è parimenti la notizia della pag. 086. Ofr. anche Maluserò 494. 3 V. le lettere del Delfino presso RavnaU) 1497, n. 5. 0; cfr. Martènk, Coll, in, 1158. * * « Heri se partite de qui il principe de 'Squiiazo con la principessa per andare ad habitare al loro principato et se dice che la S. del papa non vuole Più tenirsi apresa i(sic) figlioli on |(sic) nepoti alcuni et che in brevi mandara etiam madona Lucretia, mogliere del iSig. de Pesaro ad liabitare ad Valentia ». * Lettera di Lod. Carissimi da Roma 8 agosto 1497. Archivio di Stato in Modena. iFor.se il progettato allontanamento dei nepoti, specialmente di Lucrezia, è connesso con quanto il cardinale Carafa quale membro della commissione per la riforma esigeva nel suo memoriale (presso CBlier. v. sotto, 88): Mulieres igitur que rinculo consanguinitati$ aut affluitati» attinent Romano Pontifìci, nullo modo possint habitare intra septa beati Petri, ncque in ,,urOo, neque ingredi paiatium apostolicum. 5 Questa circostanza finora sconosciuta rilevasi da una * lettera originale del cardinale Ippolito d’Este al papa da Ferrara 28 settembre 1497 : * « Volente™ impulit et currenti calcar adiecit vStas V. superioribus diebus cum per breve suum debita a me reverentia susceptum et osculatum praecepit ut prò reformatione Romanae Curine Hai. hLs Novemb. ad urbem me conferrem etc. » eSH dice di andare, prega solo di una piccola dilazione onde mettere in ordine te cose dell’arcivescovato di Gran. Cod. Ut. \Cl. X. 177. Biblioteca di s- Marco a Venezia. Ippolito d\Este fece di suo ingresso in Roma 111 dicembre 1497. In Misceli, di storia e filol., Roma 1909, 44-48 Felicianghli pubblico la descrizione di questo ingresso in una lettera di Pandolfo Oollenuccio.