Perchè Giulio II costrusse il nuovo S. Pietro. Progresso del lavoro. 901 bolla sulla Cappella Giulia del 19 febbraio 1513, certo l’ultimo atto da lui emanato prima della sua morte. In esso Giulio II riassume in maniera significativa i motivi che lo mossero a tali imprese. « Noi reputiamo esser nostro dovere t— vi si dice — di promuovere il culto divino non solo con statuti, ma altresì col buon esempio. Fin da quando eravamo semplice cardinale abbiamo in molti luoghi e specialmente in Roma in parte restaurato e in parte costruito nuove chiese e nuovi conventi. Dopo la nostra elevazione alla Santa Sede abbiamo intrapreso simili opere con tanto maggiore zelo e liberalità, quanto più estesa è la cura a noi affidata per la cristianità. Il saggio Salomone, sebbene non illuminato dalla luce del cristianesimo, non risparmiò alcun sacrificio onde edificare al Signore Iddio una casa degna di lui. Anche i nostri predecessori e innanzi tutto nostro zio Sisto IV riposatosi nel Signore, si adoperarono a tale intento. Niente stava più a cuore a Sisto IV quanto la sublimità del culto divino e il degno arredamento dei luoghi santi. Io ho voluto seguirne le orme erigendo a Dio onnipotente, che mi ha elevato sì alto, una cosa splendida su tutte le altre».1 Poco dopo il ritorno del papa da Bologna, il 16 aprile 1507, Enrico Bruno, arcivescovo di Taranto e tesoriere generale pontificio, pose !a prima pietra ai due altri piloni della cupola.2 Alcuni contratti e assegni di pagamento, disgraziatamente assai lacunosi, mostrano cóme il lavoro progredisse. Nel luglio il papa richiamò dalla Francia Mario Maffei per nominarlo soprintendente della fabbrica della chiesa di S. Pietro. Il 24 agosto il romano Menigo Antonio da Cassampo s’impegnò di approntare i capitelli delie colonne. Con un documento pur troppo non datato, ma del medesimo anno 1507, il suddetto in collaborazione con altri maestri, di cui è fatto il nome, si obbligava ad eseguire dietro i disegni del Bramante ail’esterno della tribuna i capitelli e l’impalcatura, nell’interno il cornicione principale. Reca la data del 1" marzo 1508 un contratto con Francesco di Domenico da Milano, Antonio di Giacomo del Pontassieve e Benedetto di Giovanni Albini da Roma concernente i grandi capitelli dei pilastri dell’interno. 3 Nell’agosto del 1508 l’ambasciatore veneziano parla delle pratiche inutilmente fatte dal papa onde avere per la fabbrica di 1 Unii. Val. TX. 348 s. Tengono poi dietro disposizioni in favore della Cappella Giulia, sulla cui biblioteca di musica cfr. le notizie di AVoi.f in Kirche< >nitxileni ./filtrimeli di K. Wki.nmann XXI (1908). 2 Vedi Lanciasi T. 143 ove si <1:1 erroneamente al Bruno il nome di Girolamo. Sul Bruno cfr. le notizie presso Mokoni I.WIV. 286. 3 vox (¿eymi'T.ivKR 355>35C. I». Fbey, Bramante» St. Peter-Entvurf 55. t'na nuova testimonianza per il progredire della fabbrica nel 1507-150S nef Diario di Tommaso ih Sk.vestko 021. 11 breve relativo a M. -Maffei presso FaI.-co\cixi. Vita di Raffaello Maffei (Roma 1772) 117.