820 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7. Intanto Giulio II aveva svolto in Roma un’attività indefessa. Le angustie cagionategli dalla disfatta di Ravenna non valsero a diminuirne punto il coraggio. Fa davvero meraviglia come egli in mezzo a tutte ile strettezze della guerra non cessasse mai dal mandare avanti i preparativi pel concilio ecumenico.1 La guerra avealo costretto a differirne l’apertura al 3 di maggio,2 ma, sebbene le difficoltà non fossero ancora rimosse, pure il giorno fissato venne mantenuto. Era un momento importante. Erano trascorsi più di ottanta anni dall’apertura del concilio di Basilea, che col suo procedere rivoluzionario invece idi dare la sperata riforma aveva cagionato una confusione immensa nella cristianità, ed ora raccoglie-vasi di nuovo in Roma un concilio legittimo sotto l’autorità del papa per tutelare innanzi tutto l’unità della Chiesa contro i conati rivoluzionarii della Francia, poi per risolvere le grandi questioni del secolo, la riforma cioè delle cose ecclesiastiche e la difesa contro i Turchi. Dopo un triduo idi processioni la sera del 2 maggio 1512 il papa in solenne corteggio, circondato dalla sua guardia svizzera e protetto da buon nerbo di soldati, si recò al Laterano, dove pernottò. Siccome temevansi dei torbidi da parte della fazione francese, le vicinanze del suddetto palazzo lateranense furono occupate da soldati. Il giorno seguente, festa dell’invenzione della S. Croce, fu aperto il concilio in, quella veneranda basilica che porta il nome onorifico di ((madre e capo di tutte le chiese Erano presenti, oltre il papa, 16 cardinali (due si erano scusati per malattia) e circa 100 prelati quasi tutti italiani, fra i qual 70 vescovi, 12 patriarchi e 3 generali di Ordini religiosi; di P1U gli ambasciatori di Spagna, Venezia e Firenze, il senatore di Roma e i conservatori, finalmente buona parte della nobiltà romana. La guardia d’onore era istata assunta dai cavalieri di Rodi ; nei loro magnifici abiti fulgidi d’oro e di ¡seta, colle croci bianche su petto, essi facevano un bellissimo vedere. Una folla immensa di gente riempiva la vasta basilica.3 Il Cardinal Riario celebro Messa dello Spirito Santo, quindi il generale degli Agostini;111 Egidio da Viterbo tenne 'in latino classico un’orazione da tutti ammirata, nella quale si diffuse a parlare con franchezza < ' TT ,njLrc nelle 1 Paris de Grassis, ed. ¡Dòllingeb 416 ss. Ofr. Desjardins II. 574^. fonti per la storia del Jconcilio lateranense, (più diffusamente si parla di i de Grassis) tratta Guglia. Studien eoo. 2 Raynald 1512, n. 28-30. Guglia, Studien II, 7 s. i la 3 Sanuto XIV, 203 s. Paris de Grassis, ed. Dòllingeb 417. A • |im u 1B * relazione di Cerretani in Cod. Il, III. 76 della Biblioteca Nazio^ di Firenze e Madelin, Le journal d'un habitant français de Rome -