Introduzione. Tristi oltre ogni dire erano le condizioni in non pochi conventi. In molti di questi i tre voti essenziali di castità, povertà e obbedienza venivano violati. ' Moltissimi religiosi, dice il francescano Roberto da Lecce, non lo sono più che di nome.2 Quali cattivi elementi albergassero molti conventi lo mostra l’esempio del pittore Fra Filippo Lippi e del novelliere Bandello già ricordato, che però viveva per lo più alle corti.:: Anche in molti monasteri di monache la disciplina era seriamente rilassata.4 E come avrebbe potuto essere altrimenti se frequentemente i genitori costringevano le loro figlie a prendere il velo, per non dover dar loro la dote? Così spesso i conventi di monache scesero alle condizioni di meri istituti di ricovero. Se un vescovo zelante tentava di ricondurli al loro scopo originale, urtava contro la opposizione dei laici, che facevano appello ad antichi diritti. A dispetto di tali disordini, che non facevano altro che offrire materia abbondantissima alle satire, non può d’altra parte negarsi all’epoca del rinascimento l’attestato che vi sono stati superiori di Ordini religiosi bene intenzionati, come ad esempio Egidio da Viterbo,5 pii vescovi, come Antonino e Lorenzo Giustiniani, e anche non pochi papi, i quali furono instancabili nel fare sempre nuovi tentativi di riforma. Precisamente quanto alla riforma dei conventi si fecero cose importanti." Una grande e duratura efficacia sul rinnovamento del buono spirito nei chiostri e sul miglioramento dei costumi del popolo l’esercitò in Italia specialmente la congregazione dei Benedettini di S. Giustina di Padova fondata nel 1412 dal veneziano i (lfr. Cronica ili llulatiun 73(1. Woi.r I. 857. Diario ili Tommaso Sii. Moi.mk.nti '-1>1 («II, 588 s.l; Gt'DEMAKN ISISs. Treineb-Nu*poi«d, Einfuhrung dcr ergirungcncn Khllotigkcil III, 101. Gherardi, Documenti <‘>!>s. Cantù I. 205. Hki mont, A7. Sohcrlftcn li». pi. Amhrosius, llapt. Mantuanu* 190. iMor soi.r.v. L'Abate iti Monte »s'ubo*io 4 s. BOllct. ut. il. Svi::, itili. Vili, 234. l‘f-I.ishikr. TCJtei 542. s Kob. de Litio, Qua drag. de peccali* 53. Il predicatore lamenta special-mente l'immischiarsi del frati nella cura d'anime nelle parrocchie. » (lfr. sopra p. (K> e per il Llppi sotto p. 168. 11 male principale era, che molti senza vocazione entravano nei conventi dove trovavano tropi» facile accetUnzione. Su ciò insistono Hohkrto da Lecce (Senti. 35) e Benedetto da tìKooU (wdl Malauvzzi-Vai.eri 142). * Ksempl negli Animi. Bonon. 807 e presso Bklgrano 477 s.\ 482. Cfr. Bossi. Recup. Finii, e pini. 42, 43. Sanuto IV, 305 e Oiorn. ligustico XII, 37 s. ; Merli, Vita di S. Bernardino da Fi lire (il s. ; il. Itosi, Le monache nella vii» genovese dal noe. Al al .XVII. In Alti d. Hoc. Lig. di st. patr. XXVII (1S1*5>. 8s<., 17 ss., 1S3 ss. ; Frati, l'ila privala di Bologna 1*3 ss. ; BodocaxaOHI, La /emme ilnl. itlss.. 2.'!!» ss. ; Tu chi Venturi 1, 143 ss. ; Tamassia, La famigli'1 ilal. 311 ss. ; Mai..\a r zzi - V m.kk i 14J s. * t'fr. Lammkk. Kirchenyeach. 65 s. ; Bohuer, Romfahrt 4!>s. * ('irea le sollecitudini dei papi v. il nostro voi. I, 350ss. (ed. ISSI); IL 181 ss.. 3(11. 5St» e iu molti luoghi qui sotto, lu generale cfr. Weiss, l'or def Hvformaiion 22 s.