Introduzione. prio si estrinseca in essa». Le opere d’arte «sono là a provare, che la pietà più profonda e ¡la fede più elevata si sprigionano ancora eloquenti dai cuori e sono da essi comprese. Anche là, dove il sentimento non può dirsi propriamente ecclesiastico, prevalgono tuttavia una bellezza talmente spirituale, una tale purità di sentire, tale grandiosa serietà, tale infocato entusiasmo per il sublime, che in mezzo a tutta l’insufficienza morale dell’epoca vi spicca nondimeno manifesto quel germe di salute, di nobiltà e di purezza, che vive in questo popolo abituato a cercare il buono sotto la forma del bello ».1 La viva forza della fede, che fece nascere queste opere d’arte, è attestata pure da molti altri fatti. Allato agli indegni prelati, vescovi e cardinali, certo anche troppo numerosi, si presenta all’attento osservatore una buona serie di uomini egregi, che ¡in quel tempo di agitata transizione adempirono scrupolosamente i loro doveri. Furono vescovi di questo genere: a Mantova Matteo Bo-nimperto (f 1444), a Venezia Lorenzo Giustiniani (t 1446), -1 a Milano Gabriele Sforza (f 1457), a iFirenze S. Antonino (| 1459). a Osimo Gasparo Zacchi (f 1474), a Bovino Natulo Lombardi (f 1477), a Squillace Francesco Caietani (f 1480), a Foligno Antonio Bertini (f 1487), a Cosenza Giovanni Battista Pinelli (f 1495), a Imola e Rimini Iacopo Passarella (f 1495), ad Aquino Roberto di Lecce (f 1495), a Modena Niccolò Sandonnino (f 1499), a Belluno e Padova Pietro Barozzi ( |1507), a Napoli Alessandro Carafa (f 1503), a Chieti (dal 1505 al 1524) Giovanni Pietro Carafa, a Forlì Pietro Griffi (f 1516), a Pistoia Niccolò Pandolfini (f 1518).3 Anche nel (supremo senato della Chiesa non pochi prelati splendettero per esimie doti di mente e di cuore. Martino V no- » Wol.TMAXN II, 136. 2 Vedi Wctzes u. Wm.tk'j Kirchenlexikon VII*, 1528 s., dove il resto tlellu letteratura In proposito. » I’er i sopradetti cfr. Ughei.u. specialmente IV, 380; III, 224; I, 563; Vili, 384; IX, 622; I, 761; IX. 342 s. ; II, 690; I, 445; II, 168; V, 439 VI. 224, 943; II, 626; III, 376. Per Antonino v. sopra p. 23 s. e il nostro voi. II, 17. SuU’altivitil del 'Carafa per la riforma in Chic ti vedi Dittiich in Hixt. Jahrb. V. 346 s. Neli'elogiare il Carafa convengono Paride de Grassis (ed. Frati 231) e Saluto (XI, 771, 773). Cfr. il nostro voi. IV 2, 556 ss. Sul PineUi v. anche PAOiJuccan IV (1906), 455 s. Su Pietro Barozzi e altri egregi vescovi ; Tacchi Venturi I, 172 ss. |Sui sinodi diocesani tenuti in Italia da alcuni vescovi zelanti per la riforma del costumi e il mantenimeuto della disciplina nel clero cfr. HEKELE-IlERfiENniVrjiER Vili, 5, 190, 258 s„ 296, 365 ss., 745 s. ; H. Weber in Kirchcnlavikon di Friburgo VI*, 10S7 s. Burckhardt II», 104, 230 (ll 81, 188; lJ61, 142), fa notare in proposito, che in Italia i vescovadi non venivano quasi mal conferiU seguendo le tavole genealogiche (come per es. in Germania) e che 1 novellieri ed altri motteggiatori non fanno quasi mal menzione dì vescotf. Bandelui, scrittore di novelle, descrive (II, 39, 40) dei vescovi virtuosi.