268 Libro I. Innocenzo Vili. 1484 1492. Capitolo 4. le preziose reliquie del Salvatore, che trovavansi in potere del Sultano.1 Per quanto altamente si apprezzi anche il desiderio del pontefice di acquistare quelle reliquie per Roma e di tutelare la cristianità dagli assalti dei Turchi, non può tuttavia negarsi che quella specie di tributo abbia influito molto nel determinare il suo atteggiamento. Del resto a buon diritto è stato fatto rilevare, che questo guadagno era l’unica cosa che si potesse conseguire in quelle date circostanze e in considerazione della mancanza di zelo per la crociata da parte di quasi tutti i principi cristiani.2 Mentre tenendo sempre pronto il suo più pericoloso nemico il sultano Bajazet veniva tenuto sulla corda e anzi costretto a una specie di tributo, in Occidente per opera di Ferdinando il cattolico veniva fiaccata per sempre la potenza dell'islamismo. Il 2 gennaio del 1492 cadde Granata e sull’Alhambra fu inalberato il gonfalone col grande Crocifisso d’argento regalato da Sisto IV, che durante l’intera campagna era stato portato alla testa dell’esercito. 3 Con ciò ebbe fine un dramma otto volte secolare della storia spagnuola; l’unità nazionale di quel paese era compita ed e.sso posto in grado d’intervenire con potere nei destini d’Europa e anzitutto dell’Italia. Ferdinando il cattolico, « in questa ultima e decisiva lotta coll’islamismo aveva imparato a conoscere tutta la falsità del suo cugino Don Ferrante di Napoli, che segretamente aveva dato braccio ai Mori contro di lui, e ora sarebbe bastato solo un qualche avvenimento perchè, in luogo di proseguire la guerra contro i Mori lungo le coste settentrionali deH’Africa, egli avesse riguardato l’isola.di Sicilia come il punto di Archimede, dal quale potesse scuotere dai cardini l’Italia e poi ridurla brano per brano sotto ùl dominio del regno aragonese».4 La caduta di Granata suscitò un giubilo infinito in tutta la cristianità; l’importante avvenimento fu riguardato come un compenso per la perdita di Costantinopoli. Molti già sognavano la 1 Sigismondo db’ Conti loc. cit. In fessura 201. Sui regali dei sultano v. relazione florentina presso Thuasne 278 (cfr. ibid. 280 per la critica aH’Inf*''' sura) e la ** relazione di Arlotti citata a v>.'200. n. 4. 2 Artaud von Montos, Geschichte der Päpste. fort genetzt von Zailleb 1' (Augsburg 1S54), 172. Cfr. Gbönk II, 293. s Prescott I, 402-403. 48«. Hefele. Xinirnen 23 s. Schirr»achek. Gesch. Sl"1' nie ns VI, 712. G. Volpi, La rena di Granata descritta dall'oratore di ('"' stiglia e di Aragona pregno la S. Sede, Lacca 1889. Florian, Gonzalo de Córdolmi ö la conquista de Granada : historia de Um accionen heroicas etc., escrita r,) francés u vertida al español por I). J. J.opez de I’enalver, Paris 1892. I)rras * I.ERCHUNDi, La toma de Granada. Granada 1892. Jorca, Croisaden 198 ss. Sull® importanza della conquista di Granata cfr. anche M. A. ,S. Hume, The Spani’1*1 l’eople. Tlieir Origin. Groivth and lnflucnce, London 1901, 283 s. * Höfleb, Rodrigo de Borja, 54-55.