Giudizio su Alessandro VI. 581 Precisamente dal punto di vista cattolico non si può condannare abbastanza severamente Alessandro VI, come del resto han già fatto un Egidio da Viterbo al tempo di Leone X e più tardi gli annalisti della Chiesa, Raynald e Mansi.1 Il compito di un papa in quel tempo era appunto di opporsi alla mondanità ; a quella fiumana di corruzione che s’avanzava impetuosa; ma Alessandro VI vide la sua vocazione nel provvedere alla propria famiglia come un principe terreno alla sua dinastia.2 Anche quando l’assassinio del suo diletto tìglio, il duca di Gandia, gii fece rammentare in modo terribile la sua vera vocazione, il pentimento non fu che dd breve durata e tosto egli tornò a vivere del tutto alla foggia dei principi scostumati dell’epoca sua. L’infelice cadde sempre più in balìa del terribile Cesare e prese parte ai suoi misfatti. Così egli, che doveva tener l’occhio vigile al suo tempo, salvando quel che era da salvare, ha contribuito più di qualunque altro a che potentemente crescesse nella Chiesa la corruttela. La vita di questo gaudente d’una sensualità indomita fu in tutto in opposizione alle esigenze di Chi egli doveva rappresentare sulla terra.3 Con tutta disinvoltura egli si abbandonò finché visse ad una condotta viziosa. Ma, cosa singolare, il modo con cui Alessandro VI amministrò gl’interessi puramente ecclesiastici non ha dato appiglio ad alcun biasimo fondato e nemmeno i suoi più accaniti avversarli hanno potuto formulare sotto questo riguardo alcuna accusa speciale. * La purezza della dottrina della Chiesa rimase intatta, alla Chiesa colla sua personalità : Cesare poi sarebbe stato veramente il suo spirito malvagio, le (lèmmi de le famille. Similmente giudici) già dal punto di '¡sta politico come napolitano l’umanista Antonio Galateo, che chiama il Papa spagnuolo Alexander seu ille Rodericus, nomen non minus Italiae, quam Hispaniae infaustum et exitiale e gli rinfaccia in particolare come ingratitudine la sua parte nel tramonto della signoria dei re aragonesi a Napoli (presso Casotti, Vi alcuni opuscoli del sestodecimo secolo intorno alla quistione del dominio temporale dei Papi, Pesaro 1862, 26. 1 II giudizio di Egidio da Viterbo presso Gbegorovius VII-», 494. Il giudizio del Raynald è stato allegato già sopra i>. 337. Più duramente ancora si esprime Mansi in una nota al Raynald XI, 415. I gesuiti J. Mabxana [UisP. J,i*p. XXVII, 2) e Kolb iSeries Rom. Pont. [Aug. Vind. 1739] 296) abbandonano affatto dal lato morale Alessandro VI, e così anche il Damberger nel suo Fiirstenbuch (Regensburg 1831) p. 340. Anche di fronte ai recenti apologisti i gesuiti nella Civ. Cat. Serie 3*. T. IX, 722, 727, come il Matagne