1118 Appendice. tiara, tutte le notizie circa una riunione delle due dignità, papale e imperiale, non sarebbero altro che voci di ifinte manovre diplomatiche. Esser certo « che Massimiliano negli anni 1507-1511 non può aver sognato il conseguimento della dignità papale, vuoi come un sovrano cesaropapista, vuoi come un vero capo spirituale della Chiesa, spogliato di ogni pompa imperiale; piuttosto il suo pensiero predominante esser stato quello di arrogarsi il dominium temporale... Il possesso di Eoma doveva risarcirlo della signoria nell'A It a Italia, ed insieme guarentirlo (per mezzo dell’autorità sul feudatario pontificio di Napoli) di fronte alle misure antihabsburghesi di Ferdinando il Cattolico nel mezzogiorno dello stato della Chiesa. Da Roma poi, se mal non mi appongo, egli pensava di emanare un appello a tutta la cristianità affinchè si schierasse sotto la bandiera imperiale per debellare i Turchi » (p. 47, 49). Quest’ipotesi, cui FUlmann è rimasto fedele anche nel 2° voi. della sua biografia di Massimiliano uscito in questo mezzo alla luce (qui però II, 441 la spiegazione viene espressamente presentata come ipotesi)), non ha trovato pieno assentimento che presso molto pochi eruditi. Sàgmul-],er in Literar. Rundschau 1889, p. 242, aderisce bensì all'opinione del-FUlmann, che Massimiliano non abbia mai pensato a una riunione dèlia dignità papale e imperiale, ma eleva eccezione contro l’asserzione che Massimiliano abbia vohito tirare a sè le terre della Chiesa. J. Beiì-nays ritiene invece per provato che dal 1507 l’imperatore aspirava alla usurpazione dello Stato della Chiesa, ma sostiene poi che nel settembre del 1511 Massimiliano voleva diventar papa (Giitt. Gel. Anz. 1888, p. 1023-1024). Un’obiezione sollevata dal Bernays circa il vestito feudale è stata bensì in questo frattempo rimossa dall’ULMAxx II, 440, ma con ciò non viene modificato il giudizio sulla lettera imperiale del 16 settembre. • Decisamente contrario al ragionamento e al risultato dello scritto dell’ULMANisr indipendentemente dal Bernays si dichiara G-. See-ltgeii pur riconoscendo pienamente la limpida esposizione eh’ egli fa delle condizioni politiche. « Le relazioni di un fiorentino residente alla corte di Francia, sulle quali specialmente si fonda I’Ulmann — osserva egli molto bene — non è possibile che scuotano la testimonianze immediate delle lettere imperiali. Come fonte per conoscere le intenzioni più segrete di .Massimiliano dovrebbero queste mettersi sempre in prima linea ; nè si può fare a meno di tener conto del loro non dubbio tenore » (Deutsche Litemturztg. 18S8, p. 1607). Anche L. G-(eiger) in Beil. alla All;/. Ztg. 1SS8, nr. 320 ha sollevato delle buone obiezioni contro quanto espone FUlmann, a cui dichiara di non potere assentire. Geiger e Ur.-maxx (p. 32), con un po’ di conoscenza della dottrina cattolica avrebbero del resto potuto evitare facilmente l’errore di tradurre con « Anbetung » la parola adoration. — Per tutta questa questione è di non piccolo peso e corto senza confronto assai più importante del documento addotto dal Brosch una lettera del cardinale S. Gonzaga alla marchesa Isabella in data di Macerata 2 ottobre 1511 da me trovata in originale nell’Archi-vio Gonzaga in Mantova e che ora è stata pubblicata da Mor-solix, L’Abbate di Monte Subasio 14 (per la data cfr. Luzio, Isabella d’Este di fronte ecc. 89 n.). Qui si legge : « S. B.ne voleva mandare un monitorio al revmo Card, di S. Severino et a Labretto, che comparessero personalmente dinanzi a lei infra certo termine sotto pena de la privatione