Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 9. Dell’ornamento destinato alla parte inferiore ci sono rimaste inoltre quattro colossali figure appena sbozzate (già nel giardino Bo-boli di Firenze, nella grotta a sinistra dell’ingresso, ora nell’Ac-cademia, raffiguranti anch’esse dei prigionieri o dei vinti in atto di piegarsi e curvarsi. A Pietroburgo si conserva la statua di un vinto, a Roma le statue allegoriche della vita attiva e contemplativa, Lia e Rachele.1 Delle statue destinate alla parte superiore non n’è rimasta che una, il famoso Mosè, abbozzato ed eseguito già negli anni 1513-1516 allorché la fantasia di Michelangelo era ancor piena delle figure profetiche della Cappella Sistina.2 Questa celebre statua di marmo, «la perla della scultura moderna»,3 orna oggi il monumento di Giulio II in S. Pietro in Vincoli, poiché qui trovò finalmente posto ii monumento, sebbene in una forma molto semplificata e ridotta. Questo graduale impicciolimento dell’opera ideata con tanto genio e grandiosità, in cui Michelangelo sperava di ridurre in atto i suoi più ardimentosi concetti, e le questioni avute col duca di IJrbino riguardo al pagamento, arrecarono tanto dispetto, affanno e delusione all’artista, che quel monumento divenne la tragedia della sua vita. Già in un nuovo contratto (8 luglio 1516) il progetto era stato rimpicciolito della metà, ma anche così non potè venire eseguito a causa dei lavori alla facciata della chiesa medicea, S. Lorenzo a Firenze, e delle questioni per l’acquisto del marmo. Dopo i più rincrescevoli alterchi fra i congiunti ed eredi di Giulio II e l’àppassionato maestro, si arrivò ad un quarto contratto (29 aprile 1532), che obbligava Michelangelo a consegnare entro il più breve termine sei statue già cominciate o compiute ed a finire tutto entro tre anni. Ora invece della chiesa roveresca di S. Maria del Popolo fu fissato come luogo di collocazione la chiesa titolare di Giulio II, S. Pietro in Vincoli. Poiché Paolo III desiderò per la cappella Paolina tre delle sei statue, la Madonna, un profeta e una sibilla, Michelangelo, in considerazione del programma con ciò turbato, si offrì ad eseguire le statue della vita attiva e contemplativa, Lia e Rachele. Dopo un quinto e ultimo contratto, del 20 agosto 1542, tre anni più tardi il sepolcro fu finalmente terminato e collocato a posto. Rimane incomprensibile che Michelangelo abbia potuto far luogo a opere così meschine dei suoi scolari fin dai tempi di Giulio li. Circa il --significato dei prigioni e circa l'analogia col Laocoonte redi Ollendorff in Zeitschr. f. bild. Kunst 1898, p. 223 ss. e in Repertorium f. Kunstwissenschaft XXI, 112 s.: cfr. anche Wölfflin. Class.^ Kunst 71 e qui appresso l’interpretazione di iSatjer. 1 Springer. 241 ss. Müntz, Bist, de VArt III, 390. V. anche Klaczko, Florentiner Plaudereien 42 s. 2 Springer 243. s Grimm 15, 419.