«60 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7. Se s’ammette la necessità dello Stato ecclesiastico, non si può nemmeno biasimare che il suo sovrano faccia valere con armi temporali i suoi diritti.1 Certo però questa necessità è contestata, e 10 fu anche al tempo di Giulio II sebbene solo isolatamente. N’è una prova il Vettori, il quale parte dall’idea che i ministri della Chiesa e il pontefice romano nell’interesse della religione debbono venire affatto esclusi da ogni cura e dominio di cose temporali. Quest’idea trova il suo fondamento nell’opinione giusta, che la difesa« la conservazione dello stato ecclesiastico racchiudono in m 11 pericolo di perdersi in cose esteriori e mondane. Ma per questo pericolo il papa può tanto meno rinunciare al suo dominio temporale perchè i pericoli e gl’inconvenienti che in caso inverso sorgerebbero per la Santa Sede e per tutta la Chiesa sarebbero di gran lunga maggiori. Ciò è stato riconosciuto persino dal Guicciardini, che nel suo giudizio definitivo intorno a Giulio II si accosta bensì alle idee del Vettori,3 ma in altro luogo anch’egli dice: Sarebbe cosa buona che il papa fosse senza dominio temporale; ira essendo i tempi pieni di malizia, il capo supremo della Chiesa potrebbe senza di questo essere facilmente non poco molestato nella sua sfera spirituale, anzi lo stesso potere spirituale venir distrutto. 4 Infatti, in un’epoca in cui quasi soltanto la forza materiale ispirava rispetto e pareva desse un prestigio, quando inoltre gli sforzi generali della politica tendevano ad esaltare il potere prin- e l’estero ultramontano variamente Rii rimproverarono, erano nell’Italia del rinascimento assolutamente necessari». Fester. Machiaretti 80: «Chi 1I(V irebbe dire quale corso avrebbero preso i destini d’Italia se Giulio II avesse occupato per un altro decennio con non affievolita energia la cattedra di Pietro? Ma è indubitato, che la creazione dello Stato pontificio nel concetto di Giulio II fu un fatto nazionale. I.a mai sazia Repubblica di S. Marco ■ r:i odiata in tutta l'Italia, mentre si ammirava questo papa. Ed è pure innegabi!' che il suo appello alla liberazione d’Italia dalla signoria straniera ha preso fuoco nel cuore degli Italiani ». i In fondo tutte le critiche dirette contro Giulio II si appuntano nell’op-pugnare la necessità del potere temporale. Cfr. Gregorovius Vili3 110. « Ciò che si può biasimare in Giulio II — dice un recensore del Brosch — è appunto la meta ch’egli si prefisse o che egli persegui, cioè la fondazione [meglio restaurazione] di uno stato politico della Chiesa, per cui egli fu piuttosto un principe secolare, che un sovrano spirituale. Tutto sommato però egli fu un grande uomo e tiene un posto unico nella serie dei papi ». Allgem. Zeitu»9 1878. nr. 73 Beil. - Vettori, ed. Reijmont 301. 3 Vedi Iìkumont III fi, 49. * Guicciardini, Opere inedite I, 389. È singolare che lo storico fiorentino cosi poco devoto ai papi si avvicini qui molto all'opinione del Bellarmino, il quale scrive: «Propter malitiam temporum experientia clamai, non solimi utiliter, sed etiam necessario ex sàngulari Dei providentia donatos fuisse Pontifici... temporale« aliquos principatus ». De Rom. Pontif. lib. 5, c. 9.