880 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8. voleva sempre che si avesse un certo riguardo alla serietà e dignità dello stato ecclesiastico, e così una volta nel maggio del 150") proibì a tutti i cardinali di prender parte ad una rappresentazione teatrale che si dava all’università.1 Quello che ciò nonostante era ancora possibile vien mostrato dalla relazione di Paride de Grassi» intorno ad una festa celebratasi nel giorno di S. Martino del 1512 nei giardini di Belvedere alla quale partecipò l’ambasciatore imperiale Matteo Lang. Dopo un suntuoso banchetto fu data una rappresentazione teatrale per festeggiare l'alleanza tra il papa e l’imperatore. Dapprima comparvero dei giovanetti vestiti da muse, che recitarono versi in onore del fausto avvenimento. Poi si presentò il giovane poeta Vincenzo Pimpinelli vestito da Orf< > con un trofeo di vittoria francese, il quale pure declamò dei versi inneggianti alla gloria dei due capi della cristianità. Finalmente anche il segretario deH’ambasciata di Parma e Piacenza, Francesco Maria Grapaldi, tenne un discorso al quale fece seguito un carme sulla liberazione dell’Italia per opera del papa. Sulla fin« furono solennemente incoronati poeti il Pimpinelli e il Grapaldi. Indarno il maestro delle cerimonie Paride de Grassis vi si oppose, allegando che alcuni dei versi recitati avevano un carattere troppo pagano. Le corone intessute di alloro furono dall’Inghirami presentate al papa, il quale insieme al Lang eseguì la cerimonia dell’incoronazione pronunziando queste parole: «Noi in forza di autorità apostolica e il signor Matteo Lang in forza del potere imperiale, ti dichiariamo poeta e t’incarichiamo di glorificare la storia della Chiesa romana ». Il de Grassis chiude la sua relazione intorno a questa festa, in cui, stando all’informazione d’un ambasciatore, anche un cieco cantò improvvisando le lodi del papa e del Lang, con queste brevi, ma significative parole : « Se quanto abbiamo descritto sia o no d’approvare, giudichino altri».2 1 Pro honore eollegli ('ardirmlium, Bubchardi, Diarium (Thuasnf.i IH-388, (Cexani) II. 483. 2 Per il passo di Paris db Grassis in Creighton IV, 274-275 cfr. ¿a relazione presso Luzio, F. Gonzaga 40. Il biasimo del Grassis devesi certo riferire al Pimpinelli, poiché i versi del Grapaldi presso Fra, Notizie 63 s., non sono punto scandalosi. I versi del Grapaldi vennero in luce in una stampa del tempo divenuta rarissima e non registrata presso Graesse e Brunet; essa porta questo titolo: Silva Fraudaci — Marii Grò pai — di in de dii rie — Parme S- || Jnlio II || Pont. || Max. ||. I versi recano questa soprascritta: Julio II Pont. Max. Italiae liberatori. lì iCian ((Horn. d. Lett. XXIX, 451) dii i1 titolo inesatto e a motivo del contenuto dubita che questo sia il carme ricordato dal iGrassis. ¡Che il carme sia stato reoitato alla presenza di Giulio II risulta dalla seguente nota posta in fine alla stampa qui sopra descritta : « Beatissime Pater. Cum me patria a secretis comitem oratoribus in verb« S. T. iuraturis dedisset, visum est liaec pauca seribere in eius laudem quae et illl recitavi et nunc (ut iusserat) mitto, non quod docta elegantiaque sin-et digna tanto numine, sed quod fidei et devotionis unde prodierant referta sunt.