Mali nel clero e nei conventi. 147 Lodovico Barbo.1 Questa non solo fondò molte nuove case, come in Bassano, sul monte Agriano presso Verona, a Genova, S. Spirito presso Pavia, S. Dionisio a Milano, ma inviò pure dei monaci nei conventi già esistenti per procedere alla loro riforma. (In processo di tempo molti conventi italiani di Benedettini aderirono alla nuova riforma: così S. Maria in Firenze, S. Paolo a Roma, S. Giorgio Maggiore a Venezia, il Polirone nel Mantovano, S. Severino nel Napoletano, S. Pietro presso Perugia, S. Proculo presso Bologna, S. Pietro presso Modena, S. Pietro de Glisciate in Milano, S. Sisto presso Piacenza. Mentre molte volte le riforme dei conventi non furono che passeggere, questa riforma dei chiostri lienedettini ha il merito d’essere stata una riforma duratura.2 Di ciò fa fede la magnifica descrizione che dello stato e del progresso di questa congregazione fa il domenicano Felice Faber di Ulma, che nel 1487 visitò S. Giustina. Il Faber fa anche notare che l’esempio dei Benedettini riformati esercitava una benefica azione sugli altri Ordini.9 Un’altra prova che accanto agli elementi guasti e refrattarii ad ogni riforma ve n’erano anche dei buoni, anzi degli ottimi e Iciò proprio nei conventi che erano le cose messe più in cattiva fama, ci viene offerta solo che diamo un’occhiata ai grandi predicatori di penitenza, i quali quasi senza eccezione appartenevano a Ordini religiosi. 3. I predicatori di penitenza che tanto nelle grandi come nelle piccole città della penisola fanno incessantemente risonare la loro voce di esortazione e minaccia contro la corruzione, sono uno dei fenomeni più notevoli nell’Italia del rinascimento. Quanto questi uomini hanno fatto per migliorare le condizioni religiose, morali " sociali, resta ancora in gran parte inesplorato. Quanto finora 'Oppiamo, ci presenta sotto una luce oltremodo lusinghiera la loro azione come riformatori di costumi, come pacieri e uomini politici. La potente impressione che questi benefattori e salvatori 1 Cfr. Kalholik 1859, II, 1361s. e Dittrich in Hint. Jahrb. V, 320 s. * Kalholik 1859, 1360 s., 1489 ss.; 18(H), 200 s., 425 ss. Dittkich in Hint. ■''*hrb. v, 320 s., dore sono cítate anche altre opere. * F. Farm, Eragatorium, ed. Hassles III (Stuttgardiae 1849), 393. Anche I,n I’f'Hllcatorc di quel tempo assai rígido nei suoi giudizi, dice: «Nonne vi-‘"■hius in liac vita inultos religiosos et religiosas qui propter Deum munduni "'»temnunt, castilatem perpetuam et voluntarían« panpertatem observant; 'iHique rejeeta propria volúntate usque ad sepultaran! obedieutiae praelatorum 86 submittunt». Ant. Vercell., Serin., f. 244.