774 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5. Ma la sorte di Bologna, che il papa lasciò il 14 di maggio,1 non dipendeva unicamente dalla condotta dei suoi cittadini, ma forse e più ancora da quella del Cardinal legato Alidosi e del duca di Urbino, che stava accampato col suo esercito alle porte della città. La discordia fra questi due paralizzava senz’altro ogni azione; la condotta dell’Alidosi a l’odio, che questi erasi attirato, non he l’incostanza dei Bolognesi fecero il resto. Subito dopo la partenza del papa si mise in moto nella città la fazione dei Bentivoglio e con essa tutti i nemici della signoria della Chiesa. Un gravissimo fermento si manifestò in mezzo al popolo. L’Alidosi, senza prendere alcun provvedimento in contrario, si diede subito per perduto. Fuggì travestito nella rocca, ma avendo qui appresi la consegna proditoria (della porta San Felice ai Bentivoglio, se ne andò a Castel Rio presso Imola. Nè migliore fu la condotta del duca di Urbino, il quale alla notizia dei fatti di Bologna diede alle sue miliziie il segno della ritirata, la quale degenerò in una fuga selvaggia. Tutta l’artiglieria e quasi tutto il bagagliume, non che buon numero di bandiere vennero nelle mani dei nemici. Il 23 maggio Trivulzio entrò in Bologna, dove venne ripristinata la signoria dei Bentivoglio.2 Questi cominciarono subito una barbara guerra di sterminio contro ogni segno che ricordasse il dominio del papa. Di quest’odio di parte dovette esser vittima anche la statua di bronzo del papa, stupendo lavoro di Michelangelo, che nel 1508 era stata eretta sopra la porta grande del duomo.3 La perdita di Bologna, la città più bella e più ricca dello Stato pontificio dopo Roma, fu il colpo più crudele che il papa ricevesse nella sua lunga e agitata esistenza ; egli si vedea ora strappato di mano il frutto delle sue lotte più fiere. Tuttavia al sopraggiungere di tanto infausta notizia non si perdette menomamente di animo. Con poche parole comunicò ai cardinali la perdita di Bologna dicendo esserne la colpa il tradimento dei cittadini e del duca di Urbino, ch’egli farebbe giustiziare. Incontanente furono dati gl> ordini necessarii per raccozzare e ristabilire l’esercito. Su Bologna fu lanciato l’interdetto.4 1 Paris de Gbassis, ed. Frati 274. Sakuto XII. 1S3. Bernardi II. 324 * Ac ta ccmsist. f. 28. Il * breve che Giulio II diresse il l(ì maggio 1511 all’AH-dosi e ai Bolognesi, mostra quanto poco egli prevedesse il colpo, che doveva toccargli (v. il testo in Apj>. u. 181 ; Archivio d i iS t a t o di Bolo g »11 ' 2 Coccinitts loc. cit. C-fr. Kriegkr 34-36. Paris de Grassis, ed. Frati 275> Alfani 2.>7. Lettres de Caronti eletti A Prato 2S4. Nardi I. 398 ss., Lcth'e» 1,1 Louis XII, li, 233-235, 243 s., 250s. iSantjto XII, 190. Ai,berto Vignati (v. sopì'!'1; ( fr. Bank e, Rom. unii germ. Volkcr 160 s. Havkmann II 303 s. Gozzadini. Al''""' avvenimenti 215 ss. Honic, Bologna e Giulio II. 21 ss. -* Particolari sotto, cap. 9. * Pams 1)E ¡Grassis, ed. Frati 277. Or. «astuto XII, 191. ¡Egidio ha Vitkki»'- »•il. IIofler 3S6 e Lettres de Cur