Significato e coesione degli affreschi nella Camera della Segnatura. 991 luda, come nella Disputa, qui manca affatto.1 Platone e Aristotile vi compaiono bensì come i sommi genii, ma ad essi non si associano pienamentne che le schiere dei discepoli di destra e sinistra ; di più questi due principi dei filosofi sono chiaramente presentati come rappresentanti di un diverso indirizzo filosofico. Le singole scuole filosofiche appariscono più o meno rigorosamente ordinate e isolate- A sinistra l’autonomia e indipendenza dei filosofi rappre-sentàtivi è assai bene contrassegnata dal fatto, che ciascuno di ossi prende il suo posto su uno speciale gradino.2 Assai significativa è poi in fine la diversità assoluta della scena. « Qui non si schiude alcun cielo, nessun Dio mostra le sue ferite che redimono il mondo, nessun raggio di luce soprannaturale penetra giù fino in terra per illuminare l’umano intelletto».“ Non si vede che lo sforzo puramente umano onde giungere al conoscimento delle cose, come viene pure espresso dalla iscrizione apposta alla figura che sta sulla volta. L’impotenza dello spirito umano abbandonato a sè stesso viene espressa, come in una medaglia di Giulio II4 dal divino Platone, rappresentante della teologia naturale, coll’atto di rivolgere l'indice verso l’alto. Con molta avvedutezza Raffaello ha dipinto la Disputa dirimpetto a questa officina d’ingegni umani. Qui è lo sforzo verso la verità, ivi l’incarnazione e la pienezza della verità,5 non una pienezza quale fu sognata dagli antichi, ma tale che travalica ogni umano pensiero e desiderio, quale non poteva concepire che l’amore infinito del Salvatore del mondo, che sotto le umili specie del pane veramente, sostanzialmente e realmente vuole rimanere coi suoi « fino alla consumazione dei secoli ». L’artista si è poi espresso anche in altro modo circa l’atteggiamento delle scienze da luù esaltate a confronto colla Chiesa ; ciò 1 II Janssen in una lettera datata da Roma il 23 febbraio 1S4Ì4 e indirizzata alla signora von Sydow così osserva: « I>a cosiddetta Disputa dovreb-besi chiamare piuttosto concordanza, giacché tutto tende verso un punto centrale e la Scuola d’Atene è la disputa dove tutto va per proprio conto. Gli antichi non ebbero centro alcuno nella verità, sì invece nella bellezza, e per ciò Raffaello nel rappresentare la poesia pose nel centro Apollo ». Vedi v. I’a-stor, J. Janssens Urie]e I, 208. 2 Passavant I, ( 149 (ed. francese I, 121). Mììllner 107. Cfr. anche Gruyeb 98 s. 3 Kuhn, Roma 207. Ofr. Fhantz II, 730. * Sulla medaglia di Cristoforo Romano, il cui rovescio presenta la Teologia, che addita alla Filosofia il sole della divina grazia come fonte id'ogni cognizione, vedi Habioh 94. s Bene dice il Ranke ( Werkc Ll-LII, 280) intorno al contrasto fra la Scuola d'Atene e !a Disputa: «Ivi si apprende investigando, colla meditazione e la riflessione; qui s’impara adorando, accettando, mediante la rivelazione e l'illuminazione ». Cfr. anche Grx yer loc. cit. e Hagen 137-Ì138. « Nella Dnputa la conoscenza è data dall'alto, essa non viene trovata, come nella Scuola d’Atene ».