556 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 10. lui se non con odio perpetuo. Tu dovresti battere altre vie e rivelare al vero .medico la reale sciagura di Roma. Fa intendere all’imperatore e agli altri principi dell’impero tutto il male che da questa maledetta bestia è uscito fuori a rovina della cristianità ; racconta gli orrendi delitti, coi quali si offende Iddio e si arreca immenso scapito alla religione. Questi brutti fe selvaggi delitti dipingili per minuto alla dieta e fa che passino di bocca in bocca. È inutile che la cristianità si lamenti di Maometto, suo vecchio nemico, perchè le ha alienati tanti popoli, chè questo nuovo Maometto coi suoi turpi delitti supera di gran lunga il vecchio ed ha mandato in rovina fin gli ultimi resti della religione e della fede. È già venuto il tempo dell’anticristo, dacché non si può immaginare un nemico più acerrimo di Dio, di Cristo e della religione». Nel seguito del libello i Borgia cioè Alessandro VI, Lucrezia e Cesare, vengono accusati di tutti i misfatti e i vizi immaginabili. Quivi è riunito nei termini più intemperanti quanto hanno prodotto l’odio politico a Milano, Venezia e Napoli e la satira romana. « Non c’è misfatto, o vizio — si dice in un punto — che non venga commesso in Roma pubblicamente e nel palazzo del papa. La perfidia degli Sciti e dei Cartaginesi, la bestiale ferocia e le atrocità d’un Nerone e d’un Caligola sono qui oltrepassate. Rodrigo Borgia è il più profondo abisso di tutti i vizi che si possa immaginare: egli ha messo sossopra ogni diritto umano e divino. Vengano pertanto i principi in soccorso della Chiesa vacillante e traggano in porto fuori della procella la fluttuante navicella di.Pietro! Possano essi restituire alla città di Roma la giustizia e la pace e toglier di mezzo quest’uomo di perdizione, nato per la rovina di questa città!».1 Questa declamazione suggerita da odio politico e da fervore di vendetta non può naturalmente venir presa come un documento storicamente degno di fede, ma essa è una preziosa testimonianza delle pericolose armi che la vergognosa condotta dei Borgia somministrava all’odio dei loro nemici.2 Alessandro VI si fece leggere il libello, ma, impassibile com’era di fronte alla pubblica opinione, non pensò a restringere a Roma la libertà di parlare e di scrivere, nè si ha notizia di provvedimenti presi contro il libello o di persecuzione al suo autore. Silvio Sa- 1 La lettera sta per intero in Burchakdi, Diari uni (Thttasne) III, 182-1S~> (a p. 1S3 si legga conventibus invece di convenienti l> us e a p. 1ST la biniti invet’o (li labenti), (Celasi) II, 312-315; in tedesco presso Geiger, Burcardus 320-3-’s Cfr. anche .Sabatini, C. Borgia 304-311. Lautore apparteneva forse ai circoli umanistici o stava in relazione con loro. Gregorovitts VIII3 4G0 sospetta che si° stato un Colonna. La costituzione contro i Savelli del 20 agosto 1501 in Reffe*1' di bandi editi. - Creighton IV, 22. Cfr. Alvisi 223-224.