Pico della Mirandola e le sue tesi. ¿OÍ b* ne buon numero di quelle tesi fossero riconosciute come vere e cattoliche, pure il papa, a causa delle false che vi erano frammiste, condannò l’intera lista delle tesi proibendone la lettura. Ma poiché le tesi erano di carattere puramente accademico e l’autore e rasi dichiarato pronto a sottomettersi al giudizio della S. Sede, t di più erasi obbligato con giuramento a non difendere nulla di simile, il papa mise espressamente al sicuro il buon nome di Pico. Il breve pontificio che dichiarava la cosa porta la data del 4 agosto 1487, ma non fu pubblicato che in dicembre.1 In quel frattempo il Pico, secondo affermavano i suoi avversarii, nell’intento spiegare in senso cattolico le sue proposizioni, aveva compota in gran fretta («in venti notti») un’apologia dedicandola a 1-orenzo de’ Medici, facendola stampare di nascosto nel Napoletano e portando indietro la data (31 maggio) per non far apparire ch'egli difendesse delle proposizioni condannate dal papa dopo ¿ ver già dichiarato di sottomettersi al giudizio della Chiesa. Pico sua parte assicurava però d’esser venuto a cognizione del breve pontificio solo il 6 gennaio 1488 nel suo viaggio in Francia. A rigore.di termini ciò non è una falsità; ma egli è assai probabile che il breve preparato fin dal 4 agosto fosse a conoscenza dell’autore quando scriveva la sua apologia. Ora l’affare s’imbrogliò ancora di più. Il Pico venne accusato di avere infranto il suddetto giuramento e di cercare una più larga diffusione delle sue idee. Per conseguenza egli venne citato a Roma, anzi lo si tenne per ben tre settimane prigioniero a Vin-cennes.2 Grazie all’energica interposizione di Lorenzo de’ Medici il Pico potè tuttavia ritirarsi in una villa vicino a Firenze. Quivi nell’anima di quel dotto profondamente avvilito dall’inattesa umiliazione e che aveva fino allora menato una vita piuttosto frivola, si operò un totale cambiamento di sentimenti e di vita. Rinunciò ad ogni brama di onore e di gloria, si consacrò tutto alla Preghiera, ad esercizi severi di penitenza e ad opere di carità. In Pari tempo proseguì con zelo febbrile studii teologici e filosofici, dai quali uscirono parecchie opere di esegesi e filosofia. Incompleto rimase uno scritto contro i sette nemici della religione: gli r'rtualmente ; che mi peccato mortale, essendo limitato quanto al tempo, non ptana essere punito con una pena eterna ; elle nessuna scienza meglio cl renda '■’•rti della diviniti» di -Cristo, quanto la ni a tri a e la cabala. Mkuskbs II, 24 s. ' fr. Tirahosoiu. fltor. d. Leti. Hai. VI, 1. SS!. 1 Ciò riferisce espressamente l'ambasciatore estense presso Cti'PEU 70. Il breve in Bull. V, 327-32». Ofr. Hiloers, lur Index 408 e Jluchcrvcrhotc 17. a Ofr. la lettera del vescovo di l