Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1. sua energica natura, nella quale tutto superava la misura comune, derivavano le caratteristiche qualità del suo essere: la sua completa indipendenza e la sua ostinata indocilità, la rapidità delle sue risoluzioni, il suo sentimento bellicoso e Pindifferenza alle fatiche e pericoli, la sua intemperante violenza. Egli è vero che in un uomo di tal fatta v’era più stoffa a divenire un re o un capitano d’esercito, che un sacerdote ;1 « ma di un tal papa aveva bisogno quel tempo, se Roma stessa non doveva convertirsi in un’Avignone con tutte le tristi conseguenze, che quest’ultima ha portato alla Chiesa».2 Vero carattere collerico e uomo d’azione, Giulio II con tutta la poderosa energia della sua grand’anima si accinse a quella impresa, che nelle contingenze d’allora gli apparve la più necessaria; il ristabilimento, la consolidazione e l’ampliamento del dominio temporale della Chiesa. Come punto centrale del sistema degli stati italiani, come una potenza incutente rispetto anche al di fuori d’Italia, la nuova monarchia doveva assicurare la liberi e l’indipendenza della Santa Sede. Il papa d’ora in poi ¡non doveva più dipendere nè dai suoi vicini nè dalle potenze straniere, ma essere padrone assoluto della situazione.3 Più che mai per l’addietro Roma diventò un’altra volta il centro della politica europea.4 L’idea fondamentale di ridar vita alla potenza mondiale del papato, di procacciare indipendenza e credito alla iSanta Sede mediante uno stato stabilito su salde basi, stette fissa davanti alla mente del nuovo papa a partire dagli esordii del suo governo. Impavido di fronte agli ostacoli creati dall’epoca sciagurata dei Borgia, non risparmiando nè sacrifici, nè mezzi, con ferrea logica, con (occhio perspicace e sicuro egli consacrò a tale impresa tutte le sue energie. Saldo, irremovibile e conscio del fine propostosi egli lo ha perseguito fino all’ultimo suo respiro divenendo così il salvatore del papato.6 Gli stessi più acerhi avversarli dei fini politico-ecclesiastici di Giulio II, come il Guicciardini,® sono spinti a confessare che 1 .Irmi* potili s et ducili partibus esercenti is qua in religioni natus, «lice Rvffaele da Volterra nella sua caratteristica di 'Giulio II, presso Steinmann II, 780. 2 Rohrbacher-KnPofler 287. Cfr. anche R. Garnett in The Canibnilg' modem History I, 24o. 3 II papa rol essere il dominus e maiatro dii inondo, dice Trevisano nell ' sua relazione del 1510 presso Sanuto X, 80. * Ferdinando il Cattolico in un dispaccio al suo ambasciatore Francix de Rojas chiama Roma Pio za del tinundo. Villa 186. ® Giudizio di Burckhardt, Cultur I3, 111. 6 Guicciardini, Storia d’Italia, XI, c. 4.