m Introduzione. Cristianesimo. Durante il suo soggiorno nella metropoli del formidabile nemico, che minacciava i più gravi malanni alla cristi nità, i pensieri del nostro giovane si rivolsero certo prima di tutto a disvelare il futuro, che doveva liberare il mondo dalla barbar: dell’IsIam. Tornato a Firenze, Francesco si trovò probabilmente coinvolto in quel movimento che faceva capo al Savonarola. P: i tardi s’ingolfò nella lettura di scritti profetici. La conclusione f.i che egli si credette poi in grado di sollevare, grazie all’ispirazioi dello Spirito Santo, il velo che occultava l’avvenire. Il risultai delle sue investigazioni, fondate principalmente sopra certi calco!:, fu da lui consegnato in due scritti, che tosto vennero dati al! stampe. Il primo, intorno ai misteri della S. Scrittura, pare c) abbia incontrato tale accoglienza, che Francesco sii confermò \ più nella sua missione di profeta e deliberò di dedicare il suo secondo lavoro al neo eletto Leone X, che accettò la dedica. In que.- > secando scritto il profeta svolgeva l’idea, che il grande cambiamento si sarebbe iniziato nell’anno 1517 con la conversione il* Giudei e avrebbe avuto fine nell’anno 1536 con lo sterminio de:-PIslamLsmo. Nel frattempo le sue idee eransi largamente diffuse Firenze ed erano state annunziate anche dal pergamo da qualche predicatore. Ma la cosa parve all’autorità ecclesiastica, e non torto, pericolosa. Il concilio provinciale fiorentino, raccoltosi n> 1517 sotto la presidenza del cardinale arcivescovo Giulio de’ Mi -dici (più tardi papa Clemente VII), emanò un decreto che proibiv. le opere di Francesco da Meleto, come pure la pubblicazione dello sue opinioni dal pulpito. Leone X confermò questo decreto e i profeta, che erasi tanto illuso, pare siasi sottomesso, poiché di lui non si fa più oltre parola. La straordinaria rarità dei suoi scritti dimostra che tutti gli esemplari che si poterono avere furono distrutti. Cosa degnissima di nota si è che in quei tempi critici simili profeti sorgessero anche in altre parti d’Italia. In Milano nell’agosto del 1516, dopo la seconda conquista francese, comparve un eremita toscano, Girolamo da Siena, che cominciò a predicare nel duomo senza permesso dell’arcivescovo. La figura e il modo di fare di questo profeta erano così strani, eh*' tosto tutta la città ivolle vederlo ed udirlo. Gli scrittori contemporanei mettono a riscontro il nuovo predicatore con Giovanni Battista; lo descrivono come un uomo di alta statura, ma smilzo; andava scalzo, senza camicia e a capo scoperto, indossava solo un abito di panno grossolano e un misero mantello della medesima stoffa. I capelli arruffati e la lunga ispida barba accrescevano la espressione austera, quasi selvaggia del predicatore circa trentenne, che parlava con molta spigliatezza. Finita la sua predica,