La « Disputa del Sacramento ». bià Il Dio Uno e Trino, cui i fedeli giubilanti rendono grazie in quest’inno, venne rappresentato da (Raffaello nello stile solenne degli antichi come punto centrale della parte superiore. Su in alto nel cielo vaporoso in mezzo a una luce d’oro appare pieno di potenza, dipinto suole appellarsi la Scuola d’Atene. 3. La ,poesia e il Monte Parnaso. 1. La giustizia, la prudenza e altre virtù morali ».. A p. 572 il Keyssler respinge espressamente il nome di Disputa. Il manuale del viaggiatore del Volkmann (Hint.-kritisehe Nachrichten rem Italien, 2" ed. Leipzig 1777) che servì di guida anche a Goethe, descrive minutamente la Scuola d’Atene, mentre della Disputa si spiccia in poche parole : « nello stile asciutto » del dipinto Volkmann riconosce U « discepolo del Perugino ». Egli traduce la parola Disputa : « La contesa tlei dottori ecclesiastici intorno alla S. Eucaristia » (II, 128). W. Helnse, che iu a Itoma sulla fine dell’estate del 1781, nel suo Ardinghello pubblicato nel 1787 passa sotto silenzio la parola Disputa e (parla solo della teologia ; egli dice: «Il tutto rappresenta per così dire la Chiesa cristiana nel suo divenire». Goethe, quando parla delle stanze non fa punto menzione della Disputa. I primi che abbiano come scoperto di bel nuovo tutta la bellezza del mirabile dipinto sono stati gli artisti tedeschi cristiani, innanzi tutto I’Ovebbeck (cfr. sotto p. 974 s.). X’-Latneiì lì, 1, f525 s. seguendo (Bellori ne diede una minuta descrizione: egli rigetta «l'idea sbagliata» di una contesa intomo al SS. Sacramento e chiama il dipinto « quasi una rappresentazione drammatica della teologia nella sua azione, nei suoi effetti ». Il Passavant errò bensì nel dichiarare certi punti, ma complessivamente diede una spiegazione migliore che non tutti i suoi predecessori : « A giudicarlo dal suo contenuto principale esso è un quadro che rappresenta la concordia sia dei Santi deliantico e del nuovo patto che si trovano in cielo accennanti all’opera della Redenzione, sia dell'assemblea dei teologi sulla terra, i quali nel contemplare il misterioso sacramento del corpo e dei sangue di Cristo si sentono uniti in Lui». Kuiìleh-Burckiiardt lì, 581 errarono appieno nel dire in tono di biasimo, che nessuna delle due parti della Disputa .spicca come l'essenziale. Molto migliori sono Je discussioni in Cicerone sebbene anche qui non sia apprezzato il contenuto teologico. Un nuovo slancio prese l'interessamento per la Disputa allorché nel 1857 venne in luce la stui>en fe-seluori l’anno 1872. Allorché di Keller ¡rivide la ¡piastra « figlia di dieci anni del suo lavoro » tutta contorta e resa inservibile, non perdè .punto in tal « dolorosissimo momento della sua vita » la cristiana rassegnazione, che anzi uscì nelle parole: sia fatta la volontà di Dio!) Sospintovi dall’incisione del Khllek il teologo hermesiano J. W. J. Bbaun scrisse una speciale dissertazione sulla Disputa (lJiisseldorf 1859), in cui lasciò Ubero oorso alla sua predilezione per le congetture (cfr. Kathol. lAteraturzeitung VI, 59 s.). Contro ciò uscì in campo Springer con un opuscolo (Bonn 1860), per trattar ik>ì un’altra volta questo argomento in modo egregio sotto l'aspetto della storia dell’arte nella sua grande oliera su Raffaello e Michelangelo, dove però si rinunzia a un’interpretazione teologica. Contro il Braun, ed anche contro lo Spbinger, prese la penna nel 1860 Hagen in una monografia tenuta in poca considerazione, ma assai degna di nota (p. 125 8.). Ivi a ragione si fa osservare (p. 127, ,139), che ¡Raffaello tenne calcolo delle preghiere della Messa, opinione la quale quindi viene a coincidere con quella del prelato Schneider che diamo qui sotto. Hagen 128 dice che