Consegna della rocca di Forlì. Gli è una singolare disposizione, che quell’uomo, il quale, vivendo più a lungo Alessandro VI, avrebbe più che altri secolarizzato lo Stato della Chiesa e che perciò nel periodo della sua grandezza godette le segrete simpatie del più accanito nemico del papato che allora esistesse, di Niccolò Machiavelli,1 abbia potente-mente preparato, certo senza volerlo, il nuovo stabilimento dello Stato della Chiesa. Sono note a questo proposito le parole del Machiavelli nel iPrincipe: «Benché l’intento suo non fusse di far grande la Chiesa, nondimeno ciò che fece tornò a grandezza della Chiesa, la quale, |spento il duca, (fu erede delle fatiche sue». Perchè ciò avvenisse occorreva certo un uomo di ferro come Giulio II, un uomo, che fece servire ogni mezzo al suo grande intento, senza perderlo di vista nemmeno un istante. Sotto questo riguardo è significativo il contegno del papa allorché finalmente FU d’agosto 1504 ebbe notizia della consegna della rocca di Forlì. L’ambasciatore fiorentino riferisce, che essendo stato dimandato al papa se volesse che in tali circostanze si facessero le consuete dimostrazioni di giubilo, Giulio rispose: No, tali dimostrazioni di giubilo le vogliamo risparmiate per quando ci riusciranno ben altre cose di gran lunga più ardue. Giulio II — prosegue a dire l'ambasciatore — intendeva alludere alla riconquista di Faenza e di Rimini.2 L’ostinazione con cui i Veneziani ritenevano queste città rubate alla Chiesa aveva fatto sì, che le relazioni tra Roma e Venezia diventassero di mese in mese più tese. A ben considerare il contegno della Signoria a riguardo di Giulio II ¡è innegabile, che i diplomatici della città delle lagune, del resto così prudenti, s’illudevano di grosso sul carattere del papa della Rovere. Siccome il cardinale Giuliano della Rovere era sempre stato amico dei Veneziani e costoro per tema di un papa francese ne avevano favorito l’elezione, a Venezia credevasi fermamente che divenuto papa egli avrebbe lasciato mano libera alla repubblica nella Romagna. Fatale illusione! Giulio II invece fin dal principio del suo governo aveva fermamente deliberato di non tollerare una simile rapina3 in danno dello Stato della Chiesa. Fin dal principio 1 Ofr. sopra, p. 140 s. 2 Dispaccio di G. Acciaiuoli del 13 agosto 1504 in Dispacci di A. Giu-s,inian III, 198, nota 1. Con una * bolla del 30 agosto 1504 Giulio II sottrasse < nstel Bolognese alla signoria di (Cesare e lo restituì al comune di Bologna. Archivio di Stato in Bologna. Così Ulmann chiama il procedere dei Veneziani (Maximilian li. 139). ( on ciò la'questione di diritto è chiaramente delineata (cfr. in proposito anche Retjmont in dott. Gel. Anz. 1876, II. 840). Brosch, Julim II. 105 s., M'ansa più che può la questione ; egli sostiene a priori in tutto ed esclusi-' ¡unente il punto di vista dei Veneziani, come si vale quasi unicamente di fonti veneziane. I.e annessioni di Venezia agli occhi del Brosch sono sempre gius tifica te ; persino nella protesta di nullità fatta .dalla repubblica contro