Cagli appunti di due fiorentini: Giovanni Morelli e Giovanni Rucellai. 15 io meriti ricevere l’arra di tanta felicità, quanta pel tuo Figliuolo ci fu nel legno della croce ricomprato, e fammi degno della grazia addomandata al gloriosissimo Figliuolo, raccomandando me e l’anima dea mio figliuolo, alla fonte viva della misericordia ; e a questo dono e a questa grazia domandare a te Regina del cielo, m’invita quella parola, che prima nel salmo per me fu a tua laude e riverenza detta, dove se’ reputata nostra avvocata nel cospetto del nostro Creatore».1 Un uomo del medesimo stampo di Giovanni Morelli era Giovanni Rucellai. Grazie a buoni successi nel commercio egli aveva accumulato grandi ricchezze, che 'in nobilissima maniera impiegava a bene della Chiesa e dello Stato. Per sua incombenza il celebre Leon Battista Alberti compì la facciata di marmo di S. Maria Novella che porta ancora il nome del suo fondatore. Il medesimo maestro edificò in Via della Vigna il palazzo Rucellai, ammirato come uno dei più cospicui monumenti del primo rinascimento toscano.2 Non lungi di là sorge l’oratorio di S. Sepolcro eretto nel 1467 parimenti dall’Alberti per incarico del Rucellai con una esatta riproduzione del Santo Sepolcro secondo un disegno che il costruttore aveva fatto prendere a Gerusalemme.8 Nella sua tarda età il Rucellai cominciò a comporre un libro di memorie della specie qui sopra descritta, il quale ci permette di vedere a fondo nella vita intima di quell’epoca. Io ringrazio il Signor Iddio — vi si dice — ch’egli mi ha creato un essere ragionevole e immortale in un paese, dove regna la vera fede cristiana; vicino a Roma centro di questa fede; in Italia, la più nobile e degna porzione del mondo cristiano ; in Toscana, una delle più nobili provincie d’Italia; nella città di Firenze* cui va data la palma della più bella, non pur della cristianità, ma e del mondo universo. Io lo ringrazio di avermi conservato una vita longeva con perfetta sanità di corpo, da non mi ricordare nel corso di sessantanni di essere stato trattenuto a casa un mese per mal-sania; chè la salute è la somma grazia terrena. Io lo ringrazio di avermi concesso fortuna ne’ miei negozi, tanto che dal poco, ond’io cominciai, sono salito a ricchezza e universale fiducia, menr trechè io non solo ho acquistato onoratamente, ma in pari guisa ho speso, la qual cosa è di merito maggiore che il guadagno. Io lo ringrazio di avere alla mia vita assegnato un tempo, che a sentenza di tutti è da chiamarsi pei- la città di Firenze il più felice, il tempo deH’eccelientissimo cittadino Cosimo de’ Medici, il cui grido 1 Kosleb loe. eit. 72-73. » Disegni presso Burckhardt, Gesch. der Renaissance 63. 3 Descritto dal Gbaus in Kirchenschmuek 1895, p. 155 s. Cfr. C. Guasti, Le Copfelle Rucellai in 8. Pancrazio, Firenze 1S99.