576 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 10. banchetto presso il cardinale Castellesi e la manifestazione della malattia, nella quale pausa si poterono notare soltanto generali sintomi prodromi di malumore e inquietudine psichica, come pure secondo il corso delPinfermità fra periodici accessi di febbre, un avvelenamento è almeno molto inverosimile.1 Contro l’ammi'- ('eludenti (v. piti avanti) fol. a III (English hist. Ree. VII, 3141: «Cum ditlms bis liumili feretro iacentem, turi.em putidum et usque ad horrorem deforme u peropposite subliinis ego e primis gradibus inferiorem inspexi, seti nec M pino Iiorrore potui diutius sustinere». V. anche la relazione sulla nini ' di Alessandro VI nella lettera di Luca de Renaldis a (Massimiliano I, da lionm 27 agosto 1503, pubblicata da H. Uiamann in Einladungssohrift dir t niversitdt Oreifswald 1900, p. 3. I deliqui!, in cui cadeva spesso Alessandro VI (cfr. sopra p. .142 e 397 n. 3) sono certo un segno della sua costituzione sanguigna e soggetta all apoplessia. ISui medici di Alessandro VI v. anche Haeseb III-1, 240, 243 e Vogelstein-Rieger II, 25. ( iò mantengo fermo di fronte a Lewin (loc. cit.), che da specialista tos cologico come in molti altri casi cosi anche relativamente ad Alessandro VI conclude con ingiustificata determinatezza per l'avvelenamento. Il mio ami' ' consigliere aulico professore A. v. Tschermak di Praga ha sottoposto ad esamina specialista i ragionamenti del Lewin e mi scrive quanto segue : « Conn lile'a in particolare il Lewin (p. 499), pel quale in verità pare assolutamelii■■ stabilito 1 avvelenamento in Alessandro VI e in molti altri personaggi storici possono sicuramente in certi casi svolgersi degli avvelenamenti in modo remi1->l\o, e allora mancano affatto sintomi di stomaco e intestini o scompaio!!' per qualche tempo dopo l’esistenza al principio, mentre compaiono febbre e dolori articolari. Cosi il prefato autore (Die Nebenieirkungen der Arzncimittei>. Iierlin 1892, 364) ha anzi osservato in alcuni casi febbre di tipo intermittenti! in avvelenamento per arsenico. Ma secondo i sintomi descrittici della malattia è incontrastabile che in Alessandro VI non si ha né l’usuale forma gastrointestinale, coleriforme dell’avvelenamento per arsenico, né la forma più rar:i cerebrospinale o paralitica (cfr. P. v. Dittbic3i, Lehrbueh der gerichtl. Medie"' 1 lag 1922. 188 ss.). .Contro poi l’ammissione d’una particolare forma internili lente d avvelenamento in questo caso, parla con grande risolutezza l’inter-\allo di 6-7 giorni fra la pretesa data dell’avvelenamento e l’inizio della malattia. Non può dubitarsi di questa circostanza mentre il Lewin, con ingiù stificata critica al Burcardo e tirando in ballo dati cronologici del tutto errati del Guicciardini (immediata malattia al banchetto, dal quale padre e Agl'1 sarebbero stati portati via come morti, e morte dopo un giorno !), non tieni' in considerazione questa decisiva circostanza. La forma apodittica dei suoi giudizi appare poco acconcia ad accrescere il peso reale dei suoi argomenti; altrettanto poco la forma della critica, che egli crede bene di esercitare sulla esposizione di Lei, la quale, com'egli stesso dice, dovrà provocare piii che crollate (li capo già in medici mediocremente esperti (j). 500), anzi nel Lewin stessi' (p. 502) sviluppa il senso del più grande disagio scientifico. Qui non si tra11■ ‘ ili sensazioni personali, ma esclusivamente di apprezzamento oggettivo dell1 realtà storica. Quanto alla natura del veleno usato fuori di discussione in ceri-casi dai Borgia, la cosi detta cantarella, già Flandin (Traiti des poisons, cfr' Revue des Deux Mondes XX [1877], 276) sospettò a ragione, per quanto P«r,j acido arsenioso : a questa opinione aderisce Lewin (loc. cit. 497). Confon" a tutte le esperienze va eliminata anche l’opinione che quell’età abbia posseduto un veleno a noi ignoto, il quale — prescindendo da accennati fenomen generali — operasse solo dopo un intervallo di 6-7 giorni senza perturba**001-un avvelenamento mortale svolgentesi sotto la forma d'uua febbre terzana