La «cacciata di Eliodoro dal tempio». 1005 blea dell’Antico Testamento, per essere testimone del celeste castigo.1 Pieno di dignitosa calma egli nell’intervento di Dio nell’antico patto riconosce quella stessa mano potente che improvvisamente umiliò anche i suoi spietati nemici, i cardinali ribelli e annientò il loro disegno di un concilio antipapale « essendo il medesimo, che ha stanza ne’ cieli quegli che visita e protegge il luogo santo, e percuote e stermina chi va a fare del male » (II Machab. Ili, 39).2 Giulio II non visse tanto da poter vedere il compimento dei due seguenti affreschi, ma essi furono certamente ideati al suo tempo.'1 Dirimpetto alla Cacciata d’Eliodoro nell’altra grande parete è rappresentato Leone Magno davanti ad, Attila.1 Questo celebre incontro, nel quale la leggenda medievale fa apparire il principe degli Apostoli Pietro sopra il capo del pontefice, ebbe luogo nelle 1 Nel barbuto lettighiere che sta sul dinanzi, comunemente per l’addietro si vedeva Giulio Romano. Morelli (Lermolieff), Die Gakricn Borghese und Doria Pamfili in Roin. Leipzig 1890, 190, ne ha dimostrata l’identità col Peruzzi, opinione espressa già da Brijn in Gotting. Gel. Anz. 1882, I, 543, che poi fu accettata universalmente (cfr. Steinmann 230; Dollmayk, Raffaela Werk-stdtte 244 s). L’individuo che in lungo abito nero cammina accanto alla lettiga è designato da un’iscrizione posteriore (vedi Rioci in Rassegna d’arte 1920) come Io. Petro de FoliarUs Vremonens. In tutte le descrizioni delle Stanze si ripete anche oggi, che il personaggio qui immortalato da Raffaello sia il segretario dei Memoriali, sebbene il Vaibani II, 109 abbia già mostrato più di cento anni fa, che questa carica sotto Giulio II età rivestita da Giano Coricio. 2 Bellori, se non erro, ha per primo espresso l’idea, che l'affresco di Eliodoro si riferisca alla cacciata dei Francesi dallo stato pontificio. Questa spiegazione è stata ripetuta da quanti negli affreschi della Stanza d’Eliodoro veggono delle allusioni (negate da Spbinger) alia storia contemporanea (cosi anche Gbimm, Michelangelo Ib, 396; Muntz [2 ied.1 373 e Pébaté 504). Ma se la cacciata d’Eliodoro vuole alludere alla cacciata delle truppe di Luigi XII (come ha dato per sicuro recentemente anche Minghetti 120), allora sorge questa difficoltà, che l'affresco dell’incontro di Attila con Leone I verrebbe a dire la stessa cosa. Ora il concetto di questa scena appartiene parimenti di sicuro al tempo di Giulio II; cfr. sotto n. 4. Io proporrei di riferire il primo affresco ai nemici interni, il secondo ai nemici esterni, che al tempo di Giulio II minacciavano la Chiesa e il papato. A favore di questa interpretazione stanno anche alcuni particolari del quadro. L’idea è stata accettata recentemente dallo Steinmann, Rom 166. iSu Eliodoro quale tiipo di sacrileghi, v. oltre ai commentarli di O. a. Lapide e di Caimet sopratutto il passo del contemporaneo Paris de Grassis dato a p. 1002, :n. 5. a Quanto all’affresco di Attila vedi KrausjSaueb II 2, 424; e per S. Pietro v. sotto p. 1006. * La composizione, il disegno e anche la tonalità di quest affresco mostrano dei difetti che non si accordano collo stile classico di Raffaello. Il Wòlfflix. che richiamò su ciò l’attenzione, è perciò d’avviso (104 s.), che la paternità di Raffaello riguardo a questo dipinto non si possa ammettere che sotto condizione.