Innocenzo Vili difende la libertà ecclesiastica. 293 ed integro Ermolao Barbaro. Questi accettò la dignità patriarcale senza chiedere il permesso del governo veneziano secondo prescriveva la legge. Il Barbaro doveva venir punito di ciò nella maniera più rigorosa e venir costretto a deporre il patriarcato, che era destinato a Niccolò Donato, vescovo di Limisso nell’isola di Cipro. Ma essendo allora il Barbaro fuori del potere di Venezia, fu minacciato di pene pecuniarie suo padre qualora non inducesse il figlio a piegarsi. Ermolao Barbaro voleva ora rinunciare a quella dignità, ma il papa negò il suo assenso. Allora fu presa a Venezia questa deliberazione : Ermolao Barbaro dentro il termine di venti giorni comparirà davanti al consiglio dei Dieci, in caso contrario sarà bandito da tutti i dominii della repubblica e dichiarato scaduto da tutti i suoi benefici veneziani. Il Barbaro preferì l’esilio, nel quale si dedicò a dotti lavori e morì l’anno 1493. Il patriarcato, le cui rendite vennero riscosse dal governo veneto, restò vacante sotto Innocenzo Vili ; sotto Alessandro VI Venezia ottenne subito la nomina del Donato.1 Anche di Firenze e Bologna ebbe più volte a lamentarsi Innocenzo Vili per la violazione della libertà ecclesiastica. A procedere contro Firenze il papa fu mosso da un’arbitraria tassazione del clero;2 contro Bologna dall’esecuzione capitale di un prete, nella quale erano state violate le disposizioni del diritto canonico.3 Parimenti il papa videsi più volte costretto a tutelare la libertà della Chiesa contro il governo di Milano.4 Fuori d’Italia non mancarono similmente assai gravi usurpazioni da parte del potere civile. Con grande tracotanza procedeva segnatamente il re d’Ungheria Mattia Corvino, il quale fin dal 1485 stabiliva, che i prelati dimoranti fuori del regno non potessero Possedere benefici in Ungheria ed, avendone, goderne le entrate. Questo decreto fu subito mandato in vigore con la più grande inde-';catezza; ad un impiegato del vescovo cardinale di Erlau dimorante in Roma furono tolti 2500 ducati, che egli voleva recare al suo signore, e il denaro fu portato a Buda. Nel medesimo anno per avere Mattia Corvino nominato Ippolito d’Este, ancora ragazzo, ad arcivescovo di Gran, si venne a un serio conflitto con Roma. In- > 1 Mampiebo (587-<5S8. Xavagiero 1200. Sigismondo db’ ('o.nti II, 35, 47, ,;MT0- Mari I. 74fi-747. Tirabohchi VI 2, 151 s. Ugkeli.i V, 130-131. Zkno, j " *•>•». II. 061 ss. \Arvh. *tor. fin/. 3 (Serie II .1, 123 ss. < VocaiKrm I, 309. ' 'RI 138 s. ; o. daixa Santa. Una vicenda della dimora di Ermolao Barbar» io,-0”10 1V,~- nella pubblicazione In memoria di Giov. Monticolo, Venezia *«15, 223-228 1 IUynajlo I486, n. 35. V ■ * a Bologna