Profonda religiosità dei laici a Firenze. Feo Beicari. 13 occhio interno viene così velato, che non vediamo le nostre proprie eccellenze e virtù ; l’umiltà è la perfezione delle anime pure e fedeli. La penitenza solleva l’anima, la contrizione fa ch’ella tocchi il cielo, l’umiltà glielo apre. Una santa scorta sono la carità e l’umiltà, poiché questa sublima l’anima, quella fa sì che non cada. I santi padri annoverano i travagli corporali fra i mezzi onde giungere ad umiltà, e san Giovanni Scolastico dice che la via dell’umiltà è l’obbedienza e la semplicità del cuore e tutto ciò che si oppone alla superbia. Alle vie dell’umiltà (spettano anche la povertà, il pellegrinare, il nascondere quello che s>i sa, ili parlare semplice, il raccogliere elemosine, il lavoro manuale, la rinunzia all’alte cariche, la parsimonia nelle parole, non confidare negli uomini, ma aver fiducia solo nel Salvatore. Anche il ricordo della morte e del giudizio, come pure della passione di Cristo generano umiltà. L’umiltà rende l’anima dolce, mite, rassegnata, paziente, catana, serena, docile, compassionevole, soprattutto zelante senza tristezza, vigilante senza stanchezza. — Mentre io così chiudo enumerandoti i frutti dell’umiltà, ripeto con san Bernardo: Vuoi tu onorare Iddio? sii umile; vuoi tu ottenere il perdono dei tuoi peccati? sii umile; vuoi tu conseguire la divina grazia? sii umile: vuoi tu trionfare della tentazione? sii umile; vuoi vincere il tuo nemico; sii umile; vuoi custodire e difendere la virtù? sii umile; vuoi contemplare i celesti misteri? sii umile; vuoi approfondire ie divine scritture? sii umile; vuoi fare acquisto di vera gloria? sii umile; voi meritare ogni favore? sii umile; vuoi assicurare la pace dell’anima? sii umile. Che il dolcissimo Signor Nostro Gesù Cristo conceda questa virtù a noi e a tutti quelli che ne hanno bisogno. Prega per questo orgoglioso. Da Firenze, a dì 19 ottobre 1455. Feo Belcari. 1 Sono pure attestazioni di schietta pietà i numerasi appunti privati, di cui va ricca segnatamente Firenze. Vigeva quivi presso molti il lodevole costume di tenere dei registri, per notarvi le nascite, i matrimonii, le morti ed ailtri accidenti dei congiunti. In mezzo a queste note, che c’informano intorno alla intimità della vita famigliare, si trovano spesso variamente avvicendate anche notizie relative ad avvenimenti contemporanei vicini e lontani, passi scelti da varii autori, norme di vita pratica, considerazioni generali. Ci sono state conservate annotazioni di simil fatta del fiorentino Giovanni Morelli, che vanno dal principio del secolo XV * Stampato in .Mokkni, Lettere di F. Jictrari, Firenze 1825.