786 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5. « Aspettava^, scrive il Guicciardini, con grandissima sospensione degli animi di tutta Italia e della maggior parte delle pr -vincie dei cristiani quel che il re di Francia, ottenuta ch’ebbs vittoria, deliberasse di fare. Oramai il pontefice, difeso solamente dalla maestà del pontificato, rimaneva per ogni altro rispetto alla discrezione della fortuna. E nondimeno il re di Francia, o raffrenandolo la riverenza della religione, o temendo di non concitare contro a sè, se procedesse più oltre, l’animo di tutti i principi ; deliberato di non usare la occasione della vittoria, comandò al Ti -vulzi di ridursi a Milano,1 cercando intanto di far pratiche di pazcón Giulio II; ripeteva alla presenza di molti avrebbe sciolto concilio, ove si perdonasse ai cardinali apostati ; persuase i Benti-voglio a dichiarare non essere stata loro mente di ribellarsi : guisa alcuna alla supremazia della Chiesa ».2 Anche ai cardinali ribelli mancava quella unione e risolutezze che sole potevano menare alla vittoria. Innanzi tutto v’influì moli' il fatto, che i cardinali Filippo di Lussemburgo, Adriano da Corneto e Carlo del Carretto, i cui nomi dai cardinali scismatici erar, stati arbitrariamente apposti nella citazione, non ne volevano affatto sapere e apertamente protestavano contro l’abuso ch’era-fatto del loro nome dichiarando espressamente che non avrebbero preso parte al concilio antipapale.3 II cardinale Ippolito d’Estc cominciò a tentennare, il che lo condusse in seguito ad una riconciliazione col papa.4 II cardinal Gonzaga, per guadagnare il quale gli scismatici avevano tanto lavorato, già sulla fine di maggw aveva fatto ritorno a Giulio II.5 Un acuto osservatore di quei tempo, l’ambasciatore di Venezia, scriveva pertanto fin dal 3 luglio del 1511, che la causa del concilio di Pisa era spacciata.8 Mentre negoziava colla Francia Giulio II. per togliere ai cardinali scismatici qualsiasi pretesto, deliberò di strappare loro d1 mano l’arma del concilio. Il 25 luglio del 1511 venne affissa all' ^ All’imperatore sarebbe piaciuto di più se Trivulzio avesse meglio sfru tato la sua vittoria e [fosse entrato in territorio pontificio. A. de Borgo a ^J" similiano, 22 giugno 1511 ; vedi .Ghmel, 4713-476. 2 Guicciardini X, c. 1. Lettres ¡de Louis XII. II, 250. Leumann 18- 3 vSantjto XII, 218. Hebgenròther Vili, 437-488. Oebuakdt, Adria» ' ' Oorneto 21-22. Quivi a p. 17 s. anche i particolari sulla fuga misteriosa 1 ^ cardinale Adriano da Roma nell’anno 1507. ìGehhabbt non si è valso del *kre di Giulio II al re d’Inghilterra (purtroppo senza data, ma poiché il docunX’Q che precede ha la data 4 novembre (1505, esso è certo di questo tempo) rela 1 al cardinale Adriano, nel quale si dice: Cardo* predictus a-pud nos ntinqu li,onori tuo detraxit. * 1 Ali. brev. 22, f. 256. Archivio segreto p 011 f i e i o. {ra. * Nell'ottobre del 1511 Ippolito col permesso del papa si recò da suo tello in Ferrara. Le Glay I, 441. 5 Paris jie Grassis, ed. ¡Frati 283. o Sanuio XII, 267.