528 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8. la maggiore provincia dello Stato pontificio ereditaria in una dinastia Borgia, veniva necessariamente a dissolversi tutto lo Stato della Chiesa.1 I rapidi successi resero sempre più ardito Cesare, che dall’autunno 1500 ispirò timore persino all’imperatore 'Massimiliano;2 egli ai voltò ora contro i Fiorentini ormai molto indebolii: dalla guerra con Pisa. Pieni di spavento essi si riscattarono accordando a Cesare per tre anni un assegno di 36000 ducati e la promessa di non appoggiare Piombino. Il signore di questo principato, Jacopo d’Appiano, perdette in breve tempo la massima parte delle sue terre.3 Quindi Cesare fece ritorno in Roma, dove la sua presenza era richiesta a causa degli affari di Napoli. Decisioni di assai grave portata vennero prese a tale riguardo di lì a non molto. Fino allora la tradizione .politica di Roma aveva sempre voluto, che non si permettesse ad alcuna grande potenza straniera di stabilirsi in Napoli: Alessandro VI rinunziò a questo principio.4 Subito dopo l’arrivo di Cesare, il 25 giugno del 1501, ¡vemne stesa una bolla, la quale approvava la convenzione, che la Francia e la Spagna avevano già segretamente stipulata 1*11 novembre 1500 circa la ripartizione del reame di Napoli. Luigi XII diventerebbe re di Napoli e riceverebbe anche Terra di Lavoro e gli Abruzzi, Ferdinando avrebbe 'le Puglie e la Calabria col titolo di duca. Entrambi dovevano ricevere questi dominii dalla Chiesa come in feudo.5 Per sbalzare dal trono il re di Napoli servirono 1 Gregobovius VII3, 439. Alvisi 181. Thuaske III. 131. not. 2. Sigismondo Tizio loda Alessandro ¡VI, che egli del resto condanna fortemente a causa della sna simonia e della sua vita immorale, riguardo alla sua politica nella Romagna: Plura tamen opera feeit lauda-bilia... Tyrawnm extm.rit atque fuff"''1 ui libertatis italicae restitutor dici mereatur (flint, fieneti. VI if. 361 s.). Ctr-Piocolomini, Tizio 127, che in proposito osserva : « Giudizio che sorprende in quanto rappresenta nella sua verità gli effetti della politica dei Borgia nella Koniagna, e contrasta cogli errori della tradizione, corretti con molto stent" solamente dalla critica dei nostri tempi». Anche Acton (Essays and Studi«* 82 s.) vede una politica di larghe vedute d'Alessandro VI nella fondazione d< ducato di Romagna. 2 Vedi Luzio, ¡«ah. d’Este e i Borgia XLII, 133 ss. 3 Alvisi 192-s. ISugenheim 373. Woodward 213-21S. LisiM. C. Borgia c Repubblica Senese 105 s. e i documenti p. 119-141, fra cui (120-122) due bri'-di Alessandro VI a l’andolfo iPetrucci del 3 e 5 settembre 1501. Sulle relax1'”'' di Cesare con Pisa cfr. G. Volpe, Intorno ad alcune relazioni di Pisa con A ‘ sandro VI e Cesare Borgia <(1J/S9-1504), in Studi storici VII (1898); cfr. ioti angeli in .Riv. stor. (tal. XVI (1899), 369-371. t.in- * Cfr. l’interessante recensione della raccolta degli atti, fatta dal -chera in Allgeni, Zeitung 1870, n. 46. V. anche Tommasini, Machiavelli I, ^ » Cfr. 'Schirrmaoheb, Gescli. von Spanici! VII, 229 ss.. 232 s. Per la 1’^ tica ben calcolata di Ferdinando il cattolico relativamente a, Xapoli cfr. Bue*-