768 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5. egli gina attorno, contempla dal balcone il turbinar della neve, sfida il vento e la pioggia, ha una tempra da gigante. Ieri e oggi nevicò continuamente, la neve arriva sopra il ginocchio dei cavalli e tuttavia il papa sta al campo. Grandi fatti succedono, a gran vantaggio della nostra repubblica. I famigliari del papa, che non hanno cuore per l’Italia, ma solo per i loro interessi pecuniarii, volentieri tornerebbero a Roma. Inutilmente! Giulio II non pensa, non medita, non parla d’altro che della Mirandola.1 In una relazione del giorno seguente si dice: « Oggi in mezzo ai campi coperti di neve il papa ha passato in rivista le truppe. Il suo cuore e ¿1 ‘suo coraggio sono oltremodo grandi; ma i suoi non lo secondano)'. Ciò fece più volte uscire dei gangheri quell’uomo impetuoso che sgridava colle più aspre parole i suoi capitani spronando da per tutto i neghittosi: a’ soldati saccheggiatori egli rivolgeva tali parole fulminanti che tutti ne tremavano.2 Sul principio Giulio II aveva preso stanza in una casa di contadini ; aperte le batterie si era recato a Concordia, ma la sua impazienza era sì grande, che di lì a qualche giorno ritornò per piantare il suo quartiere proprio vicino alle batterie, nel convento di S. Giustina, situato più vicino alla fortezza che non fosse quel casale di contadini. I suoi famigliari non sapevano darsi affatto ragione sorpresi per un sì inaudito spettacolo. « Sua Santità abita nella cucina del convento — riferisce ai suoi il veneziano Paolo Capello il 13 di gennaio — in una stalla di cavalli aperta, la quale in altri tempi sarebbe indecente per la servitù, ma ora è così ambita, che anche i cardinali Cornaro e Aragona hanno fatto istanze per averla. Il tempo è orribile, tutto quest’oggi ha imperversato un turbine di neve. A dispetto di ciò il papa è uscito; egli gode una salute ed un fisico quasi sovrumano; si direbbe che non soffra di niente». Un ritratto di Giulio, reso noto soltanto recentemente, ci mostra con terribile verità naturale il pontefice bellicoso nel costume che indossò durante l’assedio di Mirandola; sull’armatura un bianco mantello con largo bavero di pelliccia scura, in capo un gran cappuccio di pelliccia di montone a guisa di cuffia per tempi procellosi; una barba intricata e canuta circonda il volto tìi bronzo riprodotto con quasi spaventosa fedeltà 1 Sanuto XI, 722-723 ; cfr. 721. Vedi anche gl'interessanti dispacci man tovani presso Ltrzio, F. Gonzaga 65 s. Cfr. Paris de Grassis, ed. Frati -Grumello 134 s. ; Carpesanus V, n. 2 e Cardo 19. Sul rigore insolito dell iu-verno del 1511 cfr. Landuoci 306 e Cambi XXI, 251, il quale a ragione si scau dalizza dell’andata del papa al campo. L’armatura di Giulio II (che conservaci oggi in Vaticano) non è probabilmente autentica, poiché nessun contemporaneo ne parla. 2 Sanuto XI, 724, 725, 726; cfr. 729, 730, 731, 732, 740. Vedi inoltre 1 dispacci mantovani presso Luzio, F. Gonzaga 66 e la relazione degli anil“ sciatori d’Orvieto presso Fumi, Carteggio 134-135.