406 Libro II. Atessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4. La spedizione per la conquista della Terra Santa, da Carlo Vili così solennemente annunziata, poteva ora venire intrapresa ; esortazioni in proposito non mancarono. Nessuno insistè più di quel porporato, che aveva consacrato a questa causa l’intera sua esistenza, il Cardinal Peraudi. Da certi indizi si può dedurre, che Carlo VIII si occupasse allora della guerra turca, per la quale Alessandro VI nel febbraio emanò una bolla.1 Ma quel frivolo monarca non si scosse a far qualche cosa e preferì godersi le gioie di quel paradiso guadagnato senza sudori ; il preteso campione della cristianità e riformatore della Chiesa andava con ogni studio alla ricerca di galanti avventure.2 II che però non impedì che i Francesi minacciassero Alessandro VI con un concilio, nel quale si dovevano riformare il papa e la Chiesa.3 Un grave colpo per il re, ma anche per il papa, fu la morte repentina di Djem (25 febbraio 1495). Come era allora solito a ripetersi in casi di morti improvvise, si parlò di veleno; i nemici di Alessandro VI accusarono senz’altro lui di questo delitto : ma dai sintomi colerici non può tirarsi una conclusione sicura per l’avvelenamento. 4 II principe morì probabilmente in seguito alla sua vita sregolata.0 Stando a Sigismondo de’ Conti la conseguenza imme- poli per Carlo Vili ; ibid. 103. Circa l'amministrazione francese del regno di Napoli cfr. E. O. Mastrojanni, Sommario degli atti della Cancelleria di Carlo YIII a Napoli, in Ardi. stor. p. le prov. Napolet. XX (1905), 48-63. 265-282, 517-542, 563-597. 1 Questo documento conservato presso IIalipiero 404 veniva per l’addietr" generalmente riferito all’anno 1494 e allegato come prova della doppiezza di Alessandro VI, se non che tutte le riflessioni ricamate in proposito si riducono a nulla, dopo che il Delaborde ha potuto provare, che la bolla spetta all’anno 1495. Cfr. sopra cap. 2, p. i370, n. 4 2 Cfr. iSanudo, Spediz. 261-262. Delaborde in tutta la sua esposizioni parte troppo dal presupposto, che il re abbia davvero avuto in animo seni propositi per una crociata contro i Turchi. Schneidek, Peraudi 47, sostiene il punto di vista tutto contrario e mette in dubbio se il re abbia mai concepito seriamente quel disegno. In sostanza è questa forse l’opinione giusta: tant" 10 zelo di Carlo VIII per la crociata quanto quello per la riforma si presentano sotto una luce sospetta ; cfr. anche Markgraf in Histor. Zeitscìir. ' 1 Sybel LXV, 552 e 'Fumi, Alessandro VI. 17; Lavi ss e V 1, 35. a Cfr. i dispacci estensi presso Cappelli, Savonarola 45, 46. * Come fa colla sua solita maniera apodittica Lewis, Die Gifte in (i< Weltgeschichte, Berlin 1920, 493. s Alle testimonianze e giudizi a stampa citati da L’épixois 412 (cfr. polla 719 e Forgeot 146) aggiungasi anche il seguente documento inerti o. 11 quale dovrebbe indurre anche Thuasne, Djem-Sultan 375, a cambiate j sua opinione (egli lascia la questione indecisa). Il Brognolo adunque ^ 3 marzo riferisce da Roma al marchese di 'Mantova : * « Illmo \Sr mio. Ali -•> ( passato morì in Napoli el fratello del (Gran Turcho; credo di sua morte, beuc^ molti dicano che li sia stato dato da Tevere: questo hè vero che l’era disoi ^ natissimo de ogni cosa ». Archivio Gonzaga in Mantova. |i5CHLEC7,