340 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1. gnitoso, una dote, che gli Italiani hanno sempre apprezzata moltissimo, viene messo in speciale rilievo nella descrizione che di Alessandro abbozzò Girolamo Portico nel 1493 : « Egli è di alta statura, di colorito medio; gli occhi ha neri, la bocca alquanto ampia. La sua salute è florida; sostiene fatiche d’ogni sorta oltre ogni credere. È di una eloquenza straordinaria, tutto ciò che sa d’incivile è a lui estraneo ».1 In tutte queste descrizioni non si dice una parola circa la condotta morale del Borgia. Non credasi però che tali cose siano state affatto sconosciute; mentre è vero piuttosto che nell’Italia di allora, ed anche nella Francia e nella Spagna, esse venivano giudicate con incredibile indulgenza.2 Dissolutezze negli alti ceti erano diventate cosa d’ogni giorno nel secolo xv; specialmente in Italia regnava sotto questo riguardo uno stato di cose molto deplorevole. La scostumatezza dei sovrani di Napoli, Milano e Firenze era addirittura enorme.5 Molti principi ecclesiastici non vivevano meglio dei secolari, e di ciò gl’italiani dell’epoca del rinascimento non prendevano che poco o punto scandalo; ciò era innanzi tutto una conseguenza delle idee rilassate che si avevano in fatto di morale, al che aggiungevasi la circostanza, che gli alti prelati della Chiesa venivano riguardati principalmente solo come principi.4 Che del resto i difetti morali di Alessandro VI non sembrassero a tutti i contemporanei debolezze umane perdonabili, appare da una lettera, soltanto recentemente pubblicata, d’un tedesco aspirante in Roma a benefìzi, che parla del nuovo eletto con un celato disprezzo. Ivi si ricorda anche la voce corrente in Roma che re Massimiliano, ch’era stato sempre ostile al Cardinal Borgia, si rifìu- Molmenti (loc. cit.) anche il papa nel quadro sesto del ciclo della storia di iS. Orsola dipinto dal Carpaccio per