Significato e coesione degli affreschi nella Camera della Segnatura. 993 i loro rapporti colla Chiesa, quali li aveva fissati la scolastica.1 Nella più stretta alleanza colla cultura intellettuale la Chiesa e il papato avevano conseguito i loro più alti successi di vittoria e di salute. Raffaello non fece che glorificare pittorescamente questa alleanza, cioè i legittimi rapporti della cultura intellettuale col cristianesimo e colla Chiesa. Il divino urbinate dà rilievo a ciò su cui sempre insistette la s. Sede: nello .spirito del Cristianesimo la scienza profana guidata dalla sapienza dell’autorità ecclesiastica da Dio stabilita deve venire guardata da aberrazioni e deformità e con oiò venire condotta a vero e genuino fiore. Così il ciclo degli affreschi della Camera della segnatura, come tutte le altre imprese artistiche di Giulio II, si riconnette ai grandi papi del primo rinascimento, a Niccolò V e a Sisto IV, ma anche alle antiche tradizioni del papato. I concetti fondamentali, semplici e grandiosi, sono proprii di Giulio II, la geniale esecuzione resta la gloria immortale di Raffaello. Nel meraviglioso poema di questi dipinti murali, distribuiti in quattro parti, egli ci presenta dal punto di vista cattolico tutto l’immenso campo dello scibile e del creare umano siccome luce apparsa al mondo mercè la rivelazione. Essa c la cosa più grande, che Raffaello avesse prodotto fino allora e forse anche l’opera maggiore della pittura cristiana in genere. Ma in pari tempo la Camera della segnatura è il monumento più prezioso e più nobile della grandezza spirituale del papato all’epoca del rinascimento.2 Ci gode l’animo nel pensare alla gioia che il 1 I)i questo arriso è anche J. von Schlosser (Jahrb. ri, ìcansthist. Samm-lungen des Aìlerh. Kai-serhauses XVII, 68), il quale, senza conoscere le mie osservazioni, sì dichiara parimenti contro Hettneb. A ragione lo Schlosskb osserva che non per la forma, ma per il contenuto, gli affreschi della Camera della Segnatura dipendono completamente dal cerchio di idee della scolastica, quale si era manifestato in maniera sì grandiosa nei monumenti del Trecento. Sull’influsso del poema dantesco ha insistito recentemente e con forza il Kbaus, Dante 658 : « Questo condurre tutta l’umanità alla somigliànzà e alla riunione con Dio per la quadruplice ria della bellezza ( il'Parnaso), della ragione (Virgilio), nella scuola d’Atene e nella consegna dei diritti, analmente della teologia e dei sacramenti della Chiesa (Disputa), questo è un programma, che coincide perfetta mente colla ria percorsa dal protagonista dell’umanità, Dante Alighieri, nella sua Commedia ». "Una minuta esplicazione di queste allusioni è data dal Paueb nella monumentale Oescli. der christl. Kunst del Kraus (II 2, 403 s.). A farore dell’influsso di Dante parla il fatto solo di recente reso noto, che Giulio II era un ferrido lettore della Dirina Commedia. 2 Con questo giudizio di í'r. X. Kbaus ( lÀt. Rundschau 1897, p. 4) confronta quello del Beuhoüt III % 390, il quale fa notare in particolare il legamento armonico della ¡forma classica col principio cristiano. V. anche le assennate osservazioni del conte A. (Szécsen, Raffael 558 s. e Burckhardt, Cicerone 666 (ed. 6*. 701), il quale negli affreschi della Camera delia Segnatura fa giustamente rilevare « l’assoluto equilibrio della forma e del concetto ». « Gli stessi migliori maestri del Quattrocento si erano lasciati distrarre dalla ricchezza degli accessorii (persone secondarie, panneggiamento suiterfluo, lusso di sfondo ecc.); molte delle loro cose si elidono a vicenda ; la loro forte caratteristica scomparte Pastor, Storia dei Pavt. III. 63