Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo o. deve esprimere il suo parere su tre punti speciali: sulle as uzie dei cortigiani e i mezzi più acconci onde renderle inefficaci, ulla soppressione delle annate e sul diritto di creare un legato fisso e nativo di Germania, davanti al quale si abbiano a portare ! jtte le querele e processi d’indole ecclesiastica, e sui vantaggi che deriverebbero da un tale istituto.1 Quest’ultima proposta dell’imperatore andava molto a f: ndo delle cose e più oltre di quanto in Francia si divisava. La crea ione di un legato fisso ,in Germania aveva per iscopo «un cambiamento duraturo dell’organismo ecclesiastico, una specie d’indipemi nza nazionale della Chiesa germanica».2 Questo progetto colli'rato coll’introduzione di una prammatica sanzione era il primo passo verso un distacco della chiesa germanica da Roma, verso uno scisma. Il Wimpheling, uomo di sinceri sentimenti ecclesiastici, api benissimo questo e però rispose in termini assai giudiziosi, circospetti e riservati. Sconsigliò assolutamente dall’introdur; la prammatica sanzione e trattò la proposta relativa al legato r. ini-festandosi diffidente e scettico in proposito, collocando invec: intieramente il peso su un miglioramento delle cose ecclesiastiche entro l’ambito dell’organizzazione ecclesiastica avutasi fino ali ra. Minutamente e acutamente egli si diffonde a parlare dei danni derivanti alla Germania dai cortigiani della corte romana e ripete con qualche modificazione i noti gravamina della nazione germanica dell’anno 1457. Fece rilevare precipuamente il lato finanziario ; a suo parere un’ampia riforma dell’amministrazione avrebbe diminuito i processi alla curia e apportato un migli01'3' mento nella vita interna della Chiesa.3 Ivnhppek, Wimpfelina “>44^< n_l (yo,'m^an 204 s. Gerhardt, Gravamina 0". Werminghoff 120 ìs i?’ ’ -1 -U*' s’’ n'° '1 testo deU’istruiloue stato il veni autore del nro-'et^L)0110 *■' P' Ka;Lkoff Matteo I^ang snrebN‘ cosa principale era l'isHt. . ■ ° ®clsIDat'1<’° 'lell'iniperatore, ma pel ¡Lang 1» avere per se stesso tnl «f *• natili et perpetuus perchè voleva thelc des Kol. weus* Luthers rxhn, Prozess OHOFP (130 ss)) accoglie ! t» ***** K,T' U1* ‘Rom- KG ss.). IVraiH' der Gescllsch 1 &<n~i , lu^ ipotesi: vè contrario H. Widmaiw in .1 fittc'l- * ; L(lndesk«nde TjV (1915), 108-112. ULLMAi\N 1OO OAQ C’j? -.r dove però non vi,,,,,, ' JIaübe.vbre(-jier, Kathol. Reformation »'■ veniva più ohe U .°'.a 0 aIjbastanza che Massimiliano nel suo procedere Gebbahot Gr^vaUZ, ° t tagl°nI >K,1Ìtìche- ^mann loc. clt. 203 e sche Gesch. Il loftwii V ' 8i>^' K‘Nf-i’j>k’R' Wim piteli uff 255. Kaseb (Devj■ Massimiliano > <1U ° giudizio: «Sarebbe del tutto falso vedere >» blamente indeLlireV^v “fi I,ropUgUatore della riforma. A lui importava Le sue proposte iVo«t ° !nanziari° d(Jl papato e rafforzare i propri me»1 non avrebbero men giudicando forse con eccessivo riguardo, il Kaseb tedesca, ma assicurato'^n” HC°nd0tt0 a"a fon(,azloi>e di una chiesa nazionale entro il vincolo con Homi tedesca una maggiore possibile indipendenza Oe<la^7u^.LlÌrTaTna 89 (2 ed' Cfr- anche Kseppeb, National” >1 ec bei den elsäss. Humanist an < Erliiut. u. Ergänz, su <lanl