Il vandalismo di Bramante nell’antico S. Pietro. che egli veniva chiamato il Rumante, perchè tanto a Roma come altrove, per es. a Loreto, demoliva senza ¡riguardi.1 Michelangelo alla presenza di Giulio li e più tardi, al tempo di Leone X, Raffaello si lamentarono delle barbarie, con cui il Bramante rovinò, anzi ridusse in frantumi le stupende colonne antiche della basilica costantiniana, mentre che rovesciandole più adagio si sarebbero potute conservare.2 Nè l’antichità nè il valore artistico valsero a rattenerlo. Non solo le tombe degli antichi papi, ma anche altre di età posteriore, nobili lavori del Mino, anzi persino il monumento del fondatore del mecenatismo pontificio, Niccolò V, fu fatto a pezzi.3 Non si danno ragioni scusanti per questo vandalismo. Invano si è cercato 1 di riversarne la colpa sulla cattiva vigilanza del maggiordomo pontificio Bartolomeo Ferrantini o d’im-putarla agli architetti subalterni. Tanto egli che Giulio II hanno certo una parte della responsabilità, ma il colpevole principale è e rimane il Bramante.5 II suo procedere tolse alla cristianità e al papato tanti ricordi altrettanto venerandi che cari. Nè valgono a discolpa i monumenti conservati nella chiesa sotterranea, nelle cosiddette grotte vaticane, poiché appunto queste grotte, questo magazzeno di monumenti, altari, ciborii, mezzo rotti e sparpagliati, che una volta ornavano l’atrio, i portici e le navate dell’antica basilica, sono le più forti accusatrici del vandalismo, che- cominciato sotto Giulio II continuò fino al compimento della nuova chiesa di san Pietro.11 Se devesi prestar fede al contemporaneo Egidio da Viterbo, di solito molto bene informato, la mania distruggitrice del Bramante sarebbe giunta fino al punto di spostare il più grande di tutti i santuarii della città eterna: solo la fermezza di Giulio II — del resto troppo arrendevole al geniale architetto — che questa volta almeno negò recisamente il suo assenso, valse a impedire che venisse toccata la tomba del principe degli apostoli, la quale, nonostante tutte le vicende dei secoli, cominciando dai tempi in cui Costantino il Grande la fece innalzare si è conservata inviolata nè 1 Paris de Grassi», e