Carlo Vili senza serie intenzioni di riforma della Chiesa. 399 nosceva anche il francese Commines. L’accusa di simonia nell’elezione papale, osserva il medesimo, era fondata, ma chi la elevava, il cardinale Ascanio Sforza, era stato il meglio pagato per il suo voto nel conclave. Una notizia posteriore dice che allora era già stata stasa la minuta del decreto di deposizione per Alessandro.1 Tuttavia non era nelle intenzioni e nemmeno nell’interesse di re Cario Vili spingersi tant’oltre. « Il re desidera la riforma della Chiesa, e non la deposizione di Alessandro», scriveva allora il Brigonnet alla consorte di Carlo.2 Fino ai tempi più recenti è stato fortemente biasimato il re francese perchè non abbia approfittato della sua vittoria fino all’annientamento dell’avversario. Un tale giudizio perde tuttavia totalmente di vista le condizioni di fatto. A quel giovane re d’animo leggero non si potevano attribuire serii propositi per la riforma della Chiesa se non là, dove, come in Germania, non lo si conosceva da vicino. Il francese Commines osserva : « Carlo era giovane e troppo malvagi erano quelli che lo circondavano, perchè egli avesse potuto effettuare un’opera così grande quale era la riforma della Chiesa ».8 Lodovico il Moro diceva poi con aria piena di disprezzo, che il re di Francia avrebbe dovuto cominciare la riforma da se stesso.4 Quanto alla deposizione 1 Commines VII, pag. 338. La notizia intorno al decreto di deposizione trovasi in un * dispaccio di B. Navagero del 21 maggio 1557 (Manuscr. Fosca-fini 6255 della Biblioteca di corte di Vienna), allegato da Aoton The Borgia« pag. 333. Il passo suona cosi : « Sua Sta (Paolo IV) entrò e deplorare le miserie d’Italia et narrò l’historia dal principio che fù chiamato Rè ('arlo in Italia da Ludovico Moro et Alfonso d’Aragona con li particolari del Parentado fra questi due, la causa dell'inimicitia, il passar Rè Carlo per Roma, ia paura di papa Alessandro di esser deposto, come publicamente dicevano li cardinali che vennero co’l Rè tra quali erano S. Pietro in Vincola, che fìi poi Ginn«, secundo; che furno fatti li capitoli della privatione da un Vicentino vescovo di [illegibile]), all’hora auditor della Camera». Si tratta di Pietro Menzi da Vicenza, vescovo d’Imola, auditore della Camera. Cfr. la relazione Precederne di iSeb. di Branca Tedallini, Diario Rom. 802: Menzi fu imprigionato il 6 gennaio 1503 per questa cascione; li fece un processo, contra di iu> (cioè contro Alessandro VI), per privarlo Hello papato, et dèlio a Re Carlo de Francia, et lo re lo dette allo papa, quando fece pace con luì. 2 Pilorgeme 135. 8 Commines VII, ¡15. Cfr. Péi.issier, Louis XII et li. Sforza I, 47, sulla costumatezza di Carlo. Circa un progetto per la riforma della Chiesa in Francia presentato nel 1493 a Carlo Vili, ma subito dimenticato, v. Revue de l'hist. de Vi: gl ine de France ili (li)ll)i, 175 s., 333 s. 4 Romanin V, 56. Sulle opinioni correnti in Germania vedi ChmEl, Vr- ì;und-cn zur Qcsch. Maximilians I. 56. Che il Brigonnet in Firenze desse assi- 'nrazioni circa la buona disposizione di Carlo per la riforma della Chiesa risulta da Oappeixi 46-47. Assai bene dice il Cipolla 720 : « un animo leg-«•ro ed effeminato quale era quello di Carlo Vili, diveniva perfino ridicolo Mettendosi a predicar la morale». Devesi quindi correggere Ranke, Studien Cfr. ora anche Renatjdet 210 ss.