382 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3. Il «Ciro redivivo» faceva il suo ingresso in Torino ai 5 di settembre del 1494. Se Carlo Vili fose stato signore della Savoia, non gli avrebbero potuto preparare un ricevimento più lieto e magnifico di questo. Il medesimo fu in tutto il paese. A Chieri gli mossero incontro i fanciulli con l’arme di Francia ; in Asti lo salutarono Lodovico Sforza, Ercole di Ferrara e il Cardinal Giuliano della Rovere. Il re francese fece dal canto suo tutto onde influire, conformandosi ad antiche profezie, sulla fervida fantasia degl’italiani.1 Sul bianco vessillo di seta del suo esercito a lato dell’arme di Francia leggevansi le parole: Voluntas Dei e Missus a Deo.2 Durante la sua fermata in Asti Carlo ricevette la notizia della vittoria riportata presso Rapallo da suo cognato Luigi d’Orleans contro Federigo di Aragona.3 L’impressione morale cagionata da questo successo fu assai forte in Italia. Se non che proprio in questo momento l’avanzarsi della spedizione fu messo in dubbio da un’improvvisa infermità di Carlo Vili, dalla quale però ben presto riavutosi, si vide che il re stava forte al suo disegno. Il 7 ottobre andò a Casale, ove ricevette gli inviati di Lodovico il Moro.4 II 14 ottobre egli entrò trionfante in Pavia ; il 18 era a Piacenza, dove un messaggio del papa fece inutili sforzi onde rimuoverlo dalla impresa di Napoli. A Piacenza Carlo ricevette la notizia della morte dell’infelice duca Giangaleazzo di Milano. Lodovico Moro raggiunse ora la mèta dei suoi sogni, il trono ducale di Milano.5 Di lì a poco pervenne la notizia che Caterina Sforza e suo figlio Ottaviano eransi dichiarati per la Francia. Con ciò anche nel teatro della 'guerra in Romagna s’iniziò un cambiamento a danno di Alfonso e di Alessandro VI. Verso quel mede- 1 Per la letteratura sulle profezie, che fanno profetizzata l’impresa di Carlo Vili e in particolare anche la sua spedizione contro i Turchi, già <1® profeti anteriori, specialmente da santa Brigida, cfr. Hauser loc. cit. I, 107 ss. Sono del numero le lettere citate ibid. 108 s. dell’eremita Angelo da Vallombrosa. 2 Delaborde '397, 420. Balan, R. Boschetti, I, 24. Grauert in Histor. Jahrb. XVII, 819. 3 Cfr. le lettere di Darlo Vili da Asti del 10 « 11 settembre, prèsso YÉ-(licier, Lettres de Charles Vili voi. IV, 89 ss., 92 s. * Gfr. Pélissier in Rev. hist. I.XXII (1900), 291-296. * La voce che subito corse (Mai.ipiero VII, 320), avere Lodovico Moro (iter il suo carattere cfr. Muntz, Renaiss. 216 s., 273: 'Seghe. Lod. Sforza L 259 ss. ; Fester, Machiavelli 27 s.) avvelenato suo nepote, secondo ogni app8' renza non è fondata, come recentemente ha dimostrato Magenta I, 535. C franche Segre loc. cit. 251-254 e I Diari di Priulì ó s., n. 9 ; Fossati, L. Sfor~a avvelenatore del nipote? in Arch. stor. Lomb. XXXI (1904). Alessandro V mandò a Lodovico Moro le sue condoglianze il 9 novembre 1494: v. yotizen-blatt 1856, 444 s. Quanto all’investitura di Milano conferita da Massimilla110 a Lodovico vedi Uìlmann I, 225 s. ; Hauck, Lod. il Moro 13-24; Wolff, Bt ziehungen Kaiser Maximìlians I. zu ItaUen 11 s.