Cesare Borgia. 355 vero condottiero, Cesare era maestro in tutti gli esercizi cavalle^ reschi e nei combattimenti di tori vinceva i più valenti espada: d’un sol colpo spiccava a un forte toro la testa dal tronco. Il suo volto bruno fu più tardi sformato da numerose chiazze suppuragli;1 lo sguardo penetrante dagli occhi sfavillanti e profondi rivelava un carattere sinistro, ¡voluttà, ingordigia di dominio, falsità e scaltrezza.2 Gl’intimi di Cesare, Al suo ¡servitorame, in set- egli colla forza e col tradimento spezzava ogni resistenza. I/> soccorreva il suo naturale. Di signorilissima avvenenza, terribilmente bello, colla maschera nera, che quasi sempre portava ; amabilissimo nelle ore buone, allegro e tutto festività e invece, come politico, chiuso e taciturno, una nube covante, dalle cui tenebre improvvisamente sortivano come folgori delle azioni imprevedibili, — colla sua inaudita fortuna e un coraggio e una fiducia piti che umana, come dice di lui Machiavelli, egli fece la più grande impressione sulla fantasia del suo tempo. Tremendo come nemico, egli sapeva avvincere a sé i suoi soldati. Amministrava si bene le sue conquiste, che in un’epoca, nella quale ogni fede era diventata un giuoco fanciullesco — circa il 1503, in un momento in cui egli non appariva affatto pericoloso, essendo morto papa Alessandro e >alito sul trono Giulio II, il nemico dei Borgia — la Romagna non si staccò subito da lui». Anche IGebhart (in Reme des Moudes LXXXIV [1887], 892) nega la mostruosità fuori dell’ordinario. I Borgia entrano nella cornice del loro tempo, così com’erano fatte le contemporanee schiatte di tiranni italiani. Il punto di vista dell’utite politico era il solo decisivo, il senso morale del tutto scartato, in conformità colla teoria di Machiavelli. Cfr. inoltre ibid. LXXXVI (1886), 147 ss., dove Gebhakt caratterizza Cesare come ideale di Machiavelli e ne rileva quali lineamenti caratteristici prominenti il sangue freddo e il freddo calcolo. Nell’opera di Mondolfo, Pandolfo Petrucci signore di .Siena, Siena 1899, e nella recensione fattane da 'Salvemini in Arch. star. ital. 5* serio XXV (1900), 165 ss., Petrucci è messo in parallelo con Cesare e dice che Cesare spicca sì grandiosamente tra i piccoli tiranni contemporanei come Petrucci, che come lui stavano al di là d’ogni morale, solo iperchè egli, col padre dietro di sè. ebbe la forza di riuscire. Cesare, un mostro, ma un politico di primo rango è detto da Kurt Breysig (Das erste Vierteljahrhundert europ. Politine 1- 3). Fester invece (Machiavelli 56) pensa : « noi dobbiamo scendere se cerchiamo dei simili a lui. Potremmo dire una traduzione di Cesare in tedesco del secolo xvi l’incendiario principe e marchese Alcibiade di Brandenburg-Kulm- 1,8eh. Banditi ami>edue: nient’altro ! ». In una critica sfavorevole del libro di Sabatini, The life of Cesare Borgia, London 1912, F. Léonard in The Westmmster Rerie io CLXXVIII (1912), 58-77 qualifica Cesare come uno scellerato affatto ininu*, uè con doti speciali nè interessante in modo particolare e contesta •manco le sue abilità come capo militare (p. 75 ss.). 1 Esse provenivano certo da sifilide (cfr. la nota seguente) e saranno state uno dei motivi che hanno indotto Cesare ad uscire per lo più mascherato. 2 Jovius, Elogia vir. iUustr. (Basii 1575) 201-202; cfr. Vettori, Viaggio ~4s. Cesare al pari di A. iSforza e G. della Rovere soffriva del morbus galli-«M (sifilide); vedi Thuasne II, 521, n. 1 e Ai. vi sì 463. Si ammette oggi generalmente che il noto quadro di recente uscito dal palazzo Borghese e portato a l’arigi non è di Raffaello, nè è un ritratto contemporaneo di Cesare. Secondo Yriabte Autour des Borgia 113. l'incisione in legno presso Giovio deriva 'bi un ritratto contemporanei» : una copia del ritratto già posseduto dal Giovio sì conserva nella galleria degli Uffizi. L’Ybiarte pubblica 112-113 un ritratto Cesare nella raccolta del conte Codronchi d’Imola e ravvisa in esso l’effigie