990 Libro Ili. Giulio II. 1503-1513. Capìtolo 10. Basta dare uno sguardo agli affreschi per vedere l’insussistenza di una ipotesi, la quale del tutto arbitrariamente trasporta idee moderne al tempo di Raffaello. Tuttavia nel fatto, che alla glorificazione della filosofia è consacrata una parete grande quanto quella dedicata alla teologia, non si potrebbe scorgere un avvicinamento al concetto niente affatto ecclesiastico del rinascimento pagano? Ma anche questo è escluso, e per giunta dallo stesso Raffaello. Ciò rilevasi anzitutto dalla Disputa, la quale, unica tra gli affreschi, presenta una divisione in due metà, terrestre l’una, celeste l’altra e pel suo carattere solenne si distacca non poco dagli altri affreschi. Ciò rilevasi pure dal modo con cui nella Scuola d'Atene è rappresentato il pensiero e il sapere dell’antichità. Un punto centrale fisso, a cui tutto si riferisca, a cui tutto il resto al- .più alti fini dell'umanità, l'avere Giulio II non solo permesso, ma voluto clie nelle stanze vaticane fosse rappresentata la scienza profana accanto alla sacra» (Ranke, Werke ,1jI e LII. 280). All’ipotesi del Hkttnkk si avvicinano gli storti e confusi ragionamenti del Vii,lari. Machiavelli Ila, 25 s. e In parte Woltmann-Woermann il, oj£» e J’ératé 550, 553. Assoluta mente sbagliate sono poi le spiegazioni che delle Stanze dà il Grìxìorovius Vili3 159-100. Falso è già <11 sè stesso il punto da toni parte il Gregorovius. Egli scrive: «L’angusto orizzonte della <'hiesa medievale era allora spezzato. A quei giorni un pontefice aveva la temerità di rigettare Icon disprezzo la dottrina onde i padri ecclesiastici avevano insegnato che i pagani per quanto grandi fossero state le loro viriti o la loro fama nel mondo sarebbero irremovibilmente dannati per tutta l’eternità. E ora, invece, quando Giulio II avrà mirato i quadri che ornavano le sue stanze domestiche, il suo sguardo senza dubbio si sarà soffermato con maggior diletto sulle figure di Apollo e delle Muse, di (Socrate 0 di Archimede, che jion su quelle monotone dei patriarchi e (lei santi. Le immagini dipinte in quella sala pontificia esprimevano ciò che venti anni dopo osò dire, con entusiastiche parole, uno dei (più arditi riformatori. Xella sua professione di fede lo tZuinglio infatti ebbe a tessere un quadro meraviglioso della futura società entro ila quale si sarebbero raccolti in un solo consorzio tutti gli uomini santi ed eroici. Abele e Enoch, ¡Noè ed (Àbramo, Isacco e Giacobbe avrebbero stretto la mano ad Ercole, a Teseo e a iSocrate, ad Aristide e ad Antigono, a Kuma e a |Camillo, ai Catoni e agli Scipioni ; e verun uomo onesto, santo e di buona fede sarebbe perito davanti agli occhi di Dio ». »Sebbene anche nei Padri s'incontrino certe sentenze relative alla salute eterna dèi gentili che in sè possono fraintendersi, egli è tuttavia sicurissimo che nessun dottore ecclesiastico ha condannato incondizionatamente alla perdizione ogni singolo gentile o tutti in massa. Sant’Agostino dice espressamente, che non tutti i pagani, anche prima di Cristo, andarono perduti. I Padri della Chiesa riguardavano la scienza profana dei gentili, come derivante da Dio e dicevano che i teologi dovevano trarne vantaggio. Cfr. il nostro vol. I 8 ss. (ed. 1931). Per il modo con cui i IPadri si esprimono intorno all'uso dei filosofi pagani cfr. Kleut-gen-, Theologie der\Vorzeit IV* (Münster 1873), 143 ss. Che «l’angusto orizzonte della Chiesa medievale sia stato spezzato » da altre idee diverse da quelle dei santi Padri, nernmen per sogno. Il nesso che il Gregorovius vuol trovare tra le Stanze di Raffaello e un’espressione di Zuinglio non è che un parto della ¿ua fantasia.