696 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2. L’inanità di un tale tentativo vien fatta notare da un agente di Ferrara fin dal 25 novembre 1503 : Il papa — egli dice — è di malumore per lo svolgimento delle cose in Romagna: dove sperava veder luce, non iscorge che tenebre. Io conosco il suo carattere e perciò sono sicuro, ch’egli non soffrirà in pace quelle cose, per quanto altri siano di parere che riuscirà loro di trarlo in inganno.1 Che ciò non fosse possibile, l’avrebbe potuto capire anche il Giustinian. Allorché questi il 23 dicembre difese nuovamente la sua repubblica contro le pretese calunnie dei nemici di essa, il papa gli rispose: Signor ambasciatore, voi venite sempre con belle parole, la Signoria con brutti fatti. Noi siamo bene informati del come si agisca in Romagna e come si occupino delle terre immediatamente soggette alla Chiesa; oggi stesso ci è stato riferito, che Venezia lavora per la defezione di Cesena ed ha occupato già S. Arcangelo. Come si fa a star tranquilli, mentre siamo quotidianamente derubati da ,coloro stessi dai quali attendevamo aiuto? ¡Dobbiamo querelarcene. Sul momento non abbiamo mezzi per muover guerra alla repubblica, ma ci rivolgeremo alle potenze cristiane e invocheremo il soccorso celeste. L’ambasciatore non seppe rispondere altro che : ciò essere inutile e che se in Cesena si manifestava inclinazione a diventare veneziana, ciò avveniva per il buon governo della repubblica. Quanto a Sant’ Arcangelo non avere Sua Santità alcun motivo di alterarsi, essendo quella terra venuta in potere di Venezia ancor prima della legazione del Leonini ! - Tre giorni dopo Giulio II fece chiamare a sè il rappresentante di Venezia e gli disse: Ambasciatore, noi dobbiamo nuovamente protestare a causa degli affari di Romagna. Ogni giorno ho lettere le quali mi informano delle macchinazioni dei vostri agenti in Cesena, Imola e altri luoghi; ovunque si cerca là di sovvertire il popolo, di staccarlo dall’obbedienza della Chiesa e di ridurlo in signoria del vostro governo. Il ¡più fiero nemico non potrebbe agir peggio contro di noi. Noi siamo saliti sulla cattedra di Pietro coll’idea di essere a tutti padre e di rimanere neutrali, come addicesi a un papa, ma temiamo che la necessità ci costringa a mutar consiglio. L’ambasciatore cercò al solito di scolpare il suo governo, ma non potè nascondersi, che a ben poco approdava. Egli termina con queste parole la sua relazione: Giulio II esige la restituzione di tutte le terre occupate in Romagna. Potrebbe anche darsi che le 1 ** Relazione di F. Guidizonus in data di Roma 25 novembre 1503. A r-chivio di Stato in Modena. Cfr. anche App. n. 62. 2 Dispacci di A. Giustinian II, 389, 347, 356-357. Cfr. Reumont III 2. 3? e G. Oasteìllani, La dominazione veneta a Sant’Antarcangelo, Sant’Arcangelo 1S95 (in soli 100 esemplari).