12 Introduzione. che Iddio mi può far peggio; e se per sua grazia e misericordia mi conserva amendua voi miu figliuoli, non mi dorrò d’alcun’altra afrizione ». Qualche tempo dopo Alessandra torna a parlare del caso di morte e scrive: «E bench’i’ sappia che nulla gli mancassi, pure ho pena eh’ i’ non mi vi trovai. Or alle cose che non è rimedio non è da pensare, e recarsi a pazienza: chè tutto fa Iddio per lo meglio dell’anime nostre. Confortoti a pazienza, e pregare Iddio per lui: e apparecchianci avere dell’altre; che ci percuote Iddio, e la gente del mondo. A tutto ci bisogna preparare a portare en pace ».1 Un sentimento religioso così profondo non era circoscritto alle sole donne, ma era proprio tattiche di molti uomini delle più svariate posizioni sociali. Quali nobile figura non è mai il ricco mercante fiorentino Francesco Datini (m. 1410), l’amico di Giovanni Dominici, il quale in sulla fine della vita si ridusse nella patria città e legò l’intero suo patrimonio ai poveri di Cristo! La moglie di quest'uomo altrettanto attivo che pio, a lui eguale di sentimenti, morì terziaria domenicana. Una di tali figure, quali il secolo XV produsse in copia, quasi contrappeso verso lo spirito del rinascimento unilaterale, fu il fiorentino Feo Beicari. Come il Datini fu anche il Beicari un uomo di vita attiva, che sostenne parecchi puh blicl uffici, nell’estate del 1454 sedette nel magistrato dei priori, fu impiegato all’ufficio del debito pubblico e morì nel 1484. Una magnifica testimonianza dello spirito da cui era animata la parte migliore del laicato sono gli scritti edificanti del Beicari e la sua corrispondenza privata. Lo scritto sull’umiltà, che egli diresse alla sua figliuola Orsola ritiratasi nel monastero del Paradiso in Firenze, è una gemma della letteratura ascetica di quel tempo.2 L’umiltà — scrive il Beicari — è ricchezza ineffabile e dono divino. L’umiltà è un abisso dell’abbassamento di se stesso, contro il quale nulla valgono le potenze infernali, una torre di fortezza in faccia al nemico. L’umiltà è difesa e scolta divina, onde il nostro 1 *'fr. Guasti, Alessandra Macinghi tu gli Strozzi. Lettere di una gentil donna fiorentina del set'. AT ai fiutinoli esuli- (Firenze 1S77) 377 ss.. 204. Bxir-Movt. Kleine Schriftcn 73-75. Mi ntz, Jlist. tl-e r.lrt. I, 15 s. T. lira. IiUiieo tu \ ita ital. I, 102s.; DEI. Lungo. La tlonna fiorentina 298 a 299; d'Ancona, Vo-rietà storielle li, 1ÌTVTÌ ss. ; Pii. Mon.mkr, Alessandra Madagili Strozzi, in Jfi-liliothi'iiue u)Uver»elic della Itcvuc Suisse 1SSVJ. ottobre; Giulia Franceschixi, Le lettere di Alessandra Madnghi Strozzi. Firenze 1 895 ; L. gcnuun, Fi'auer.-hriefe di r Kenaistanee 3-21 v» IHe Renaissance in Bricjcn I, 170-212; d’Ancona e Baiti, Manuale II. 9K-1 OC. - Intorno al 1 tal ini «- al 1 Vicari efr. Uk.it.moxt, Briefc 82, 153 s. e Lo renzo 12, 432 s. Per il Beleari v. anche Propugnai. XVIII, 2 e Bossi, Quattrocento 125. 418; »’Ancona e Baoch, Manuale li. 102 83; sul Patini Guasti, Sor Lapo Mazzci, ISSI. Arch. si or. imi. 4* Serie Vili, 390 s., e il lìUcorso di I. del Lungo. Prato 1SS>7 ; G. lavi. L'archivio di un mercante toscano del secolo _xiv (Francesco di Varco Datini), in Arch. stor. ital. 5* serie XXXI (1903), 425-431.