142 e della debolezza d’Italila.1 Come storico il Machiavelli avrebbe potuto sapere che solo Roma, come città mondiale e centro dell’antica potenza e coltura, poteva essere la propria e degna sede della Chiesa universale fondata da Cristo e che sotto la signoria dei papi essendo stata il punto di partenza per le pacifiche conquiste della civiltà cristiana, Roma aveva adempito una missione infinitamente più benefica di quella dell’antica Roma, quando i popoli venivano calpestati dal suo piede di bronzo.2 II Machiavelli omette di osservare, che uno Stato unitario militare e assolutista avrebbe distrutto non solo la ricca vita municipale e provinciale d’Italia e avrebbe assoggettato la nazione al giogo tirannico di un despota, ma di più avrebbe reso impossibile il magnifico rifiorimento della scienza e dell’arte, che rimarrà la gloria perenne dell’Italia del rinascimento.3 Per tutte queste cose il Machiavelli, stretto nel cerchio magico delle idee antiche, non aveva nè senno nè intelligenza. Il papato è per lui la radice di ogni malanno; esso ha corrotto la religione e lo Stato, perciò deve essere estirpato. Pare che il Machiavelli non abbia riflettuto come in questo caso sarebbe stata annientata l’unità religiosa e con ciò anche l’unità politica della nazione italiana. L’ultima sua mira doveva del resto spingersi ancor più in là dell’annientamento del papato e della Chiesa romana. Per un uomo che poneva lo Stato al di sopra di tutto, sopra la religione come sopra la morale, non vi poteva essere altra mira da quella di laicizzare la religione. Logicamente il Machiavelli doveva adunque desiderare di vedere insediata l’antica religione romana, o quello ch’ei chiama patriottismo, al posto della religione cristiana e al posto della Chiesa universale lo Stato nazionale divinizzato, che è legge e fine a se medesimo.* i l)i»cnr»i I, e. 12. Cfr. Flamini. Cinquecento 28 s. .V questa accusa (11 il. (•«litro 11 |iii|>ii(o (lutilo onusti (lolla divisione (l'Italia consente il Guicciardini nelle sue osservazioni ai discorsi del XI. su Livio (Opere inedite I. Firenze 1857, 27 ss.). Cfr. HrkysIo. Ito» ente Yicrteljahrliiindert III. fi. Circa l'influenza del Critieipe di \|. sullo svolgimento della concezione irreligiosa della storia o della vita in Italia e in conseguenza nuche sulla ostilltìt derivatane contro il papato e lo Stato temiHirale. cfr. Hebgenr8tkk in Hist.-pol. ìli. XI,IV (1859), 757 o Der hirchenxtaat neit der fransi». Rerohition, Freiburg 1860, 215. a H rPLKR 73. !» Canti- I. 1118: cfr. liks la memorabile sentenza del Guicciardini che giudica non desiderabile la formazione (l'uno Stato unico nel senso di Xlaeliiavelli. V. amlie K. Fischer. Gegch. der Pii ilo», I', 75; Viixari I3, 5s. : Fkbter 144 s. Sulla differenza dello idee lwlltiche di Guicciardini da quelle di Machiavelli in generale cfr. XI. Harkiiauskn. Fi'. Guicciardini» polilixchc Theorien in »eincn Opere inedite. Heidelberg 100.8, 88, 99s. ; cfr. in proposito K. Wkrner in hit. Kiuultclian 15*11, 450 s. * In questo senso dì esprime quasi a parola un critico, che certo non parla da un punto di vista cattolico: K. 'Fisciier, Gcteh. d. Pii il. I\ 86. t'ir, anche Haiknkr in Kutholik 1875. I. 234 : Gasparv II. 356s.; Canti: I. 192s. e Carri! ri ali s. circa l'esagerazione del concetto di stato del Machiavelli.