1006 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10. vicinanze di Mantova sul Mincio.1 Raffaello lo trasferisce nei dintorni di Roma. A sinistra in lontananza scorgonsi antiche rovine, una basilica e il Colosseo, mentre a destra la vampa che sale al cielo designa la marcia dei barbari. Tutto fiducioso in Dio, in abiti pontificali e a cavallo della sua chinea, il papa col suo seguito muove incontro mite e tranquillo ad Attila, principe degli Unni. Essendo morto in questo frattempo Giulio II, il papa ireca i lineamenti di Leone X. Gli stanno sopra, librate in aria, le nobili figure dei principi degli .apostoli colle spade in pugno. Queste gettano una gloria di luce sullo stuolo dei sacerdoti, mentre suscitano uno scompiglio indicibile in mezzo alla selvaggia cavalleria dei barbari. Il cielo si offusca, un vento impetuoso agita qua e là i vessilli, i cavalli aombrano; gli Unni guardano terrorizzati la celeste visione mentre il loro duce lascia andare le briglie e con involontario appoggio fa dar volta al suo destriero. In tal modo nella estate del 1512 le schiere dei barbari, i Francesi, erano fuggite dall’Italia per poi esserne cacciate ancora un’altra volta un anno più tardi, dopo la battaglia (di Novara.2 Di contro alla Messa di Bolsena Raffaello rappresentò sopra l’altra finestra la Liberazione di ¡S- Pietro dal carcere secondo il racconto degli Atti (cap. XII). Anche in questo affresco fu superata nel modo più felice la difficoltà causata dalla finestra che sale molto in alto- In tutti i dipinti della Stanza d’Eliodoro Raffaello aveva dato all’effetto dei colori più importanza che in quelli della Camera della Segnatura. In alcune parti della Messa di Bolsena si è ammesso l’influsso del veneziano Sebastiano del Piombo allora giunto a Roma, ma probabilmente esse furono eseguite dallo stesso Sebastiano. Tutto il resto è stato certamente dipinto da Raffaello.3 1 Grisar in Jiirchcnlexikon di Wetzer e Welte VII2, 1751 s. e in Homo atta fine del monde antico 72 s. Cfr. Grecorovitjs I3, '187, il quale osserva : « Leone era iin tquel tempo il vero rappresentante della cultura umana, la mi salvezza stava ormai nella potenza spirituale della Chiesa ». 2 Che Raffaello volesse da principio celebrare gli avvenimenti dell’estate del 1512. rilevasi dal disegno parigino ,(v. Kraus-iSauer li 2. 421). nel quale invece di Leone X c’è ¡Giulio II. Essendosi nell’estate del 1513 ripetuta la cacciata dei Francesi, l’affresco venne riferito a questa ritirata. ¡Allora anche il poeta Giraldi nel suo Hirmnus ad- dii'Uin Leonem Pont. Max (stami* in Roscof. III, 606-609) cantò la cacciata dei Francesi dall’Italia sotto Leone. Giustamente l’incontro di Attila con Leone I viene qui localizzato nei dintorni di Mantova. Forse anche da ciò si può dedurre che l’abbozzo dell’affresco di Raffaello risalga al tempo di Giulio II. s Sebastiano del Piombo venne a Roma nel 1511 [v. Aroh. ri. Soc. Som. d. st. patr. II, 61, 68]. Ammette il suo influsso sulla Messa di Bolsena anche d'Achiardi, Sebastiano del Piombo, Roma 1908, 11, 116. Waokernagel, in Monat-sthefte fiir Kunstioiss. II [1909], 321 dimostra a mio parere in modo convincente la mano esecutrice di Sebastiano in una parte non insignificante della Messa di Bolsena.