Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7. era ben meritata poiché quei prodi montanari dovevano poi dare il vero colpo decisivo sul teatro della guerra in Italia, divenendo i salvatori della Santa Sede. Anche ammesso che a questa spedizione degli Svizzeri contribuissero dei motivi economici e politici, pure vi si scorgevano anche forti sentimenti di religione.1 Ne fa testimonianza Zuinglio, cappellano militare dei Glaronesi, il quale così scrisse a Vienna al suo amico Vadian : « Gli Svizzeri veggono la triste condizione della Chiesa di Dio, la madre della cristianità e ritengono cosa cattiva e pericolosa, che ogni tiranno possa impunemente attaccare la madre comune dei cristiani seguendo il proprio istinto rapace».2 Quasi contemporaneamente alla comparsa degli Svizzeri Massimiliano richiamò dalPesercito di Luigi XII i lanzichenecchi che avevano contribuito in modo essenziale alla vittoria di Ravenna e che formavano il vero nerbo della fanteria francese. Quattro eserciti nemici, uno pontificio sotto il comando del duca di Urbino, uno spagnolo, uno veneziano e uno svizzero, si disponevano all’assalto allorché seguì questo sensibile indebolimento delle forze francesi. Far venire riserve dalla patria nemmeno per idea, che tutte le truppe disponibili erano necessarie per la difesa dei confini contro le imprese degli Inglesi e degli Spagnoli. E così l’esercito francese, cui dopo la ¡morte di Gaston de Foix era venuto a mancare coraggio, programma e disciplina, sgombrò dapprima la Romagna per perdere di lì a poco anche l’Italia superiore. Il 24 giugno gli Svizzeri stavano già alle porte di Pavia, che dopo breve assedio capitolò. Allora tutto il ducato di Milano insorse contro i Francesi, che da ogni parte battevano in ritirata e il cui governo era divenuto odioso».3 Mentre in tal guisa la battaglia di Ravenna si addimostrò non altrimenti che la vittoria di Pirro gli scismatici perdettero ogni appoggio. Il 4 giugno deliberarono di trasferire la loro assemblea in Asti. La partenza rassomigliò a una fuga; in questa occasione il prigioniero cardinale de’ Medici riuscì a fuggire.4 Ma neanche 1 Giudizio di Gisx 48 e Dlerauer II, 413. Sulla partecipazione degl' Svizzeri alla guerra in generale cfr. E. Gagliardi, Der Anteil der Schweizer an len Italien. Kriegen UU-1S16 I, Zürich 1919; v. anche J. Zimmeren. Peter Falk 35-40. 2 Zwingi.it Opera ed. Schtj-leb et Schulthess IV (Turici 1841), 169. Cfr-Heer. 1. Zwingli als Pfarrer von Glarus (Zürich 1884) 22 s. DiehaUEB « Gisi 1. c. 3 Cfr. Gisi 53 s. : Büchi, Kar/], Schiner 291 s. Dal principio di maggio 1513 anche il marchese di Mantova abbandonò la sua doppia parte e si distai '' dalla Francia. Luzio, Isab. cit. 123 ss. 4 11 i5 giugno in Pieve del Cairo sul Po; vedi Raynald 1512, n. 59; Leumann 34; Creigiiton IV, 152 e Arch. stor. loml>. X, 381-395 (con doc. di ne X). La fuga fu dipinta dal Vasari nel Palazzo Vecchio a Firenze ; anciie