548 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 10. tico viene a dissipare tutti à tentativi messi in opera onde respingere le accuse levate contro condotta morale di questo papa. « Ormai quasi tutto lo Stato ecclesiastico era un possesso dei Borgia; la Romagna ed altri territori li aveva Cesare; gli antichi ratamente legittimato Juan. Il senso stesso della bolla mostra, che devesi leggere, noluimus, e questa lezione corretta ha pure il Gregobovius nella sua ristampa. Nella 3* edizione ted. del suo volume VII è pure sparita la falsa lezione insieme all’induzione trattane, la quale ultima però, cosa strana, viene ripetuta nella monografia su Lucrezia p. 174 (3* ed. p. 194). Quivi a p. 175 (3* ed. 195) il Gregorovius espone l’ipotesi che i due scritti siano stati emanali nel medesimo giorno perchè « le leggi canoniche impedivano al papa di riconoscere il suo proprio figliolo ». « Leggi canoniche » di tal fatta io non ne conosco e il medesimo mi hau detto canonisti provetti. Alvisi (C. Bargia 216 s.i. col quale conviene Dai. Re in 'Ardi. della Soc. Bom. di st. patr. IV, 91 n. e Creighton (IV, 19) sospettano, che nella sua brama di assicurare meglio eh«' fosse possibile il bastardo di Cesare, con la seconda bolla Alessandro VI abbia tolto sopra di sè una colpa di cui in realtà era immune. (Se non che tanto dal Burchardi Diari uni (Tiiuaske) III, 170 (Celani) II, 305, quanto specialmente dall’assai credibile Sigismondo de’ Conti II, 253 chiaro risulta, che Juan nato probabilmente dopo il ,18 giugno 1497, era in realtà un tiglio di Alessandro. Cfr. L’épinois 400 s., fiiv. Catt. 15 marzo 1873, p. 727 (l'estratto veneziano qui citato dalla relazione deH’ambasciatore veneto trovasi ora stampato in Sa-nuto I, 309) e Ronohini 4i1. nota 1. Quest'ultimo critico ha richiamato a buon diritto l’attenzione sul fatto che la seconda bolla doveva tenersi celata finché non sorgesse la necessità di renderla di pubblica ragione ; ¡non si può quindi parlare col Gregorovius di una legittimazione spudorata ed aperta. Degne di nota e tali da mandare in fumo l’ipotesi del Creighton sono anche le parole della prima bolla, ch’essa cioè debba valere anche per il caso che si levassero dubbii sulla paternità di Cesare e si volesse sostenere che di padre di Juan fosse qualche altra persona laica od ecclesiastica etiam cuiuscumque diffni-tatis et exceìlcntie mandane rei ecelesiastice etiam supreme. Qui evidentemente si accenna al contenuto della seconda bolla. Il segreto sulla seconda bolla, come risulta dai Dispacci di A. Giustinian I, 109, venne dapprima ottenuto; Leone X nel 1515 dice che Alessandro aveva dato Camerino cuidam Joli. lì or (j ine ; v. Regest. \Leonis X. n. 15241; solo ipilì tardi nel sec. xvi degli storici copiarono il documento, il quale non solo si trova nel menzionato manoscritto della Barberini, ma anche nel Cod. Ottob. 2528, f. 78 con la soprascritta: Karratur legitimatio et habilitatio prò eodem Joh. Borgia eumque Paini ex se natum agnosnit. Biblioteca Vaticana. Sui tutori di Juan v. * R1'-gest. 871 f. 190 (Archivio segreto pontificio) e Ronchini -W£• Un’iscrizione, la quale nomina Franciscus card. Cusentinus tutor di Juan ■' stata pubblicata nell’Arcft. d. Soc. Rom. VII, 4Q3. Ibid. IV, 90, 2S0 contro lip°‘ tesi di Ademouxo che Juan fosse un figlio di Alessandro e di Lucrezia (Gobi. Archivio II, 94 s.). ¡Portigliotti (232 ss.) ripete l’ipotesi di Adeaiollo, ma non adduce nessun materiale nuovo. Nell’Arc/m'io di Gori II, 94, Dal Re osserva-«(Storici autorevoli quali il Roscoe, il Campori, l’Antonelli. il (Cittadella ed > Gregorovius in particolare, hanno già addotto le ragioni, per cui l’accusa din cesto con la propria figlia Lucrezia messa fuori a vituperio di Alessandro dai poeti Sannazzaro e Pontano, dagli storici e politici Matarazzo, Marco -tilio Alessio, Guicciardini ed altri, debba qual mera calunna esser rigettata >’• L’AdemoLiLo nel suo articolo : Lucrezia Borgia e la verità in Archivio storie diretto dal prof. Gori voi. II (Roma 1877), fase. 1 vuol trovare in una bolla del 15 ottobre 1501 la dichiarazione, che Juan sia un figlio di Lucrezia, 11111