840 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7. esservi dubbio che l’instancabile papa della Rovere maturava nuovi e grandi disegni allorché le forze gli vennero a mancare. Giulio II era già da buona pezza infermiccio. Veramente non erasi mai appieno rimesso dalle gravi sofferenze patite nell’agosto del 1511, però egli sapeva nascondere con tanta energia i suoi dolori da restarne a lungo ingannati gli stessi suoi fami-gliari. Finalmente anche questo spirito forte dovette dire a se stesso che i suoi giorni erano contati. La vigilia della Pentecoste del 1512 dopo i vespri il papa si sentì talmente spossato, che disse al suo maestro delle cerimonie, che ormai non avrebbe più potuto prender parte alle feste di Chiesa non sentendosi più in grado di eseguire le cerimonie prescritte. Essendosi qualche cardinale congratulato con lui della freschezza e del bel colorito del suo viso ed avendogli detto aver lui un aspetto più florido di dieci anni fa, egli rivoltosi a Paride de Grassis gli disse: « Mi si vuol lusingare; io conosco meglio di altri il mio stato, sento che le mie forze da un’ora all’altra si dileguano e che non potrò vivere più a lungo. Pregovi pertanto di non attendermi più nè a vespro nè a Messa». Nondimeno intervenne poi alla processione del Corpus Domini- La vigilia della festa di S. Giovanni Battista il vecchio pontefice si recò in pellegrinaggio a S. Pietro in Vincoli, per il quale sforzo si buscò un accesso di febbre.1 Sulla fine di novembre fece ancora una delle sue gite predilette ad Ostia,2 dalla quale tornò anche questa volta così rinvigorito, che potè assistere alla terza e alla quarta sessione del concilio lateranense. Ma già fin d’allora fu notata nel papa una strana inquietudine. La seconda domenica dell’avvento si recò nel suo palazzo presso S. Pietro in Vincoli perchè là poteva passeggiare più liberamente; nei giorni seguenti cambiò quasi sempre soggiorno: oggi era in S. Croce, domani in S. Maria Maggiore, poi in S. Lorenzo fuori le Mura e in S. Eusebio, cercando con lunghe passeggiate di apportare un miglioramento alla sua salute. Ma tutto fu inutile. Avendolo il maestro delle cerimonie invitato ai vespri della vigilia del Natale, Giulio II gli disse: «Meglio sarebbe s’ella mandasse a invitare il sacro Collegio e il sagrestano di Palazzo perché vengano con POlio Santo, chè mi sento assai male e non vivrò più a lungo».3 Il maestro delle cerimonie non voleva credere che le cose andassero così male: ma ad altri» come per es. all’ambasciatore veneziano non sfuggì che il settua- 1 Pakts de Grassis, ed. Dölijnger 419 s. Cfr. sopra p. 828. ^ - Giulio II di 27 novembre 1512 si recò insieme al Lang e ad a'tr *vj0 sciatori ad Ostia, donde tornò il 1 dicembre. * Anta consist. f. 36. Are ì1 concistoriale in Vaticano. 3 Paris de Grassis, ed. Döixinger 420-427.